Ci sono dei balletti profondamente teatrali che con gli interpreti giusti resistono nel tempo e danno ancora emozioni uniche a chi li conosce bene e a chi li vede per la prima volta: tra questi sicuramente “Romeo e Giulietta” di MacMillan che dopo quasi 7 anni torna alla Scala con 5 cast diversi, come ci sta bene abituando la direzione del ballo di Manuel Legris.
Romeo e Giulietta è una storia così universale che, a partire dal 1936 con la stesura della partitura di Prokofiev e la susseguente coreografia di Lavrovskji per Ulanova e Sergeev, moltissimi coreografi l’hanno affrontata dal dopoguerra fino ai giorni nostri. In particolare in Inghilterra il dance drama nasce a seguito dell’evoluzione russa del balletto verso una teatralità più realistica in cui ad esempio la pantomima lascia il posto ad una maggiore naturalezza di espressione proprio attraverso i passi e la coreografia. Certo è che la versione di John Cranko del ‘62, revisione di quella del ‘58 per la Scala che ebbe come primi interpreti Carla Fracci e Mario Pistoni, è un caposaldo unico, seguito poi da MacMillan che ne trasse la sua versione nel ‘65. Mentre Cranko raccontò la storia dei due amanti con grande attenzione anche al contesto della vicenda, non per niente i suoi momenti di gruppo sono supremi, MacMillan puntò molto sul personaggio di Giulietta e sulla sua evoluzione da bambina vivace a donna tragica (infatti coreografò su Lynn Seymour, recentemente scomparsa, una delle più grandi interpreti tragiche del ‘900) e sui passi a due con Romeo.
Detto ciò l’intesa e della capacità comunicativa dei due protagonisti sono fondamentali e, più che altrove, le caratteristiche attoriali che una ballerina e un ballerino devono avere per affrontare questo ruolo sono conditio sine qua non per poter raccontare danzando.
Tutta questa “premessona” per arrivare a Claudio Coviello e Agnese di Clemente, protagonisti della prima rappresentazione del 24 giugno, a rischio fino all’ultimo minuto per uno sciopero delle maestranze scaligere.
Claudio Coviello ha mostrato un’elegantissima sicurezza interpretativa, una raffinatezza dei particolari, mostrando l’evoluzione del personaggio dai piccoli gesti buffi con gli amici in piazza alle attenzioni nei confronti di Giulietta nei momenti più intensi dei passi a due, gioia e poi disperazione sempre più intensa, un palpito dell’anima e un trasporto emotivo che lo fanno essere in assoluto un Romeo eccellente. La sua tecnica, morbida nei salti, precisa nei giri e nelle difficili chiusure in arabesque, è un valore di default: c’è e non la si sottovaluta, ma non è il punto focale. Il fulcro della sua performance è la capacità di relazionarsi con tutti in scena in modo autentico e per tutti i tre atti, con sfumature ogni volta diverse. Il coaching di un grande Romeo come Massimo Murru ha dato risultati felicissimi. Seguire la crescita artistica di Coviello in questi anni dal primo Spectre in cui lo vidi nel 2011 ad oggi è stata una delle esperienze più belle di spettatrice.
Agnese Di Clemente ha il physique du rôle di Giulietta: oltre ad essere veronese, è bella, ha un sorriso accattivante, è fresca, vivace ma anche tragica senza essere overacting: è sicuramente stata trascinata dall’esperienza di Coviello sul balletto e la partnership funziona. In effetti è soprattutto nei passi a due con lui che mostra il suo lato migliore, anche se deve forse ancora mantenere più focus sul momento, rimanere sempre nel ruolo e riempire i difficili momenti di stasi del personaggio in cui MacMillan esige che emerga un pensiero senza fare alcun movimento. Manca di qualche sottigliezza di definizione del carattere e di quel trasporto totale che ho visto in alcune, poche Giuliette in passato (Guillem, Ferri, Montanari) ma avrà modo di crescere nel ruolo ed è certamente stato un debutto splendido. Soprattutto nel terzo atto la Di Clemente ha trovato una certa potenza interpretativa come nel passo a due della camera da letto e nella scena della tomba, dove bisogna avere la capacità di essere un corpo morto pur aiutando il partner.
Christian Fagetti era Mercuzio e la sua verve unita alla vena tragica ha delineato un personaggio brillante e commovente, mai sopra le righe, molto naturale e tecnicamente notevole, viste le difficoltà evidenti affrontate senza sforzo apparente. Nella triade di amici molto in sintonia con Romeo. E per chiudere il terzetto di amici “bulletti”, Mattia Semperboni era Benvolio, il più diverso fra i tre, ottimi giri come sempre.
Le zingare di piazza erano Antonella Albano, Alessandra Vassallo e Maria Celeste Losa, molto diverse fra loro ma questo non gli ha impedito di animare la scena con grande energia.
In ottima forma tutta la compagnia, mi piace citare le sei amiche di Giulietta, Linda Giubelli, Marta Gerani, Denise Gazzo, Gaia Andreanò, Giordana Granata e Caterina Bianchi, in perfetta sincronia sia nel primo che nel terzo atto, un severissimo padre Lord Capuleti Gabriele Corrado, e Lady Capuleti Francesca Podini potente nella sua disperazione per la morte di Tebaldo Marco Agostino, sbruffone punito e un po’ fascinoso nella sua cattiveria. Bravi i sei mandolini, e Serena Sarnataro nutrice credibile anche se molto più giovane del ruolo.
Non particolarmente entusiasmanti le scene e i costumi di Caruso e Nicoletti, che ormai hanno più di dieci anni. Le scene sono un po’ scarne senza avere il pregio dell’essenzialità (Verona è molto più di un muro), e i costumi sono al contrario invasivi e ingombranti, sia in termini di colori che di fattura. Il mondo intorno ai due amanti di Verona dovrebbe essere cupo come l’atmosfera di odio che li circonda per fare risaltare ancora di più la luce che emanano i protagonisti.
La direzione di Timur Zangiev ha ben evidenziato tutte le colorature dei momenti più lirici, nel passo a due del balcone ad esempio ma anche in quelli meno noti, come il risveglio all’inizio del terzo atto o il pianissimo della fine ed è stata potente nella danza dei cuscini e nella morte di Tebaldo. Non di meno in alcune occasioni, ci sono state come nella precedente edizione del 2016 delle uscite un po’ infelici soprattutto dei fiati durante le scene di duello o in altre occasioni forti in cui sembrava che gli ottoni vivessero di vita propria.
I prossimi cast saranno Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko, già esperti dei ruoli (dichiarazioni matrimoniali incluse, auguri!!), intrigante debutto di Alice Mariani con Nicole Del Freo, ritorno di Martina Arduino che fu una bella Giulietta al suo debutto nel 2017 ora con Jacopo Tissi, e Navrin Turnbull con Linda Giubelli, più che promettente solista scaligera di giovane nomina alla sua prima meritata occasione in un ruolo così importante, in sostituzione di Vittoria Valerio, grande interprete purtroppo al momento infortunata e alla quale rivolgiamo un grandissimo augurio di pronta guarigione.
Tutte le date sono alla seguente pagina del sito scaligero:
https://www.teatroallascala.org/it/stagione/2022-2023/balletto/romeo-e-giulietta.html
Da ricordare poi che la recita del 3 luglio alle 19.45 con Coviello e Di Clemente sarà in streaming su LaScala TV al link qui di seguito
https://lascala.tv/it/evento/518284ab-227b-4aa6-9981-25dc443e5635/