È stato un febbraio ancora natalizio al Teatro alla Scala che ha proposto in cartellone "Lo Schiaccianoci" di Nacho Duato. Forte del tutto esaurito della stagione passata, il balletto è stato nuovamente rappresentato quest'anno, registrando ancora grande affluenza di pubblico, molto affezionato alla favola del mondo di zucchero.
Nella serata dello scorso 11 febbraio, a portare in scena la versione di Duato, l'étoile di casa Roberto Bolle e Maria Eichwald, tornati ad interpretare i ruoli principali, affiancati dagli interpreti scaligeri.
Il coreografo, nel presentare il suo lavoro al momento del debutto, ne aveva parlato definendolo "Uno Schiaccianoci neoclassico. Non propongo una mia personale versione della favola, né vi aggiungo nulla. Ho tagliato qua e là la musica, ma ho mantenuto la storia quasi senza alcun cambiamento". Aveva così chiarito la sua posizione rispetto alla partitura originale e alla tradizionale versione, proponendo uno Schiaccianoci più snello e leggero.
Il primo atto si apre con la consueta festa in casa Stahlbaum; gioioso e coinvolgente il momento di danza dei bambini che precede l'ingresso del misterioso zio Drosselmeyer (Giuseppe Conte). In questa prima parte, Eichwald è una Clara fresca e ingenuamente affascinata, capace di rendere al meglio la fanciullesca emozione che si prova nel ricevere un dono prezioso.
In uno "Schiaccianoci" alleggerito come quello di Duato, rapida arriva la notte. La scena viene invasa dai topi e dal loro Re (Christian Fagetti); anche in questo momento corale si possono apprezzare le sequenze e le soluzioni coreografiche di Nacho. Dopo la battaglia e il trionfo di Schiaccianoci, Clara e il suo principe danzano attorniati da fluttuanti fiocchi di neve: le geometrie della coreografia colpiscono, tuttavia la delicatezza delle danzatrici viene "disturbata" dal fruscio prodotto dai costumi di scena.
L'atto secondo si apre, come tradizione vuole, con il divertissement dedicato alle danze dal mondo, momento tanto atteso in ogni versione di "Schiaccianoci" che, tuttavia, in questa, si rivela essere debolmente entusiasmante. La Danza spagnola (Marta Romagna e Alessandro Grillo) e la Danza russa (Salvatore Perdichizzi, Marco Messina, Fabio Saglibene, Andreas Lochmann), solitamente di grande forza espressiva, qui patiscono delle scelte coreografiche determinate dall'opera di riduzione della partitura. Ottima la prova di Antonina Chapkina nella Danza araba per doti e linee, nonostante l'esibizione appaia in conclusione un po' troppo "ginnica". Nella Danza francese, l'atteggiamento dei due danzatori, Alessandra Vassallo e Marco Agostino, delicato e romantico, convince, mentre la Danza cinese (Stefania Ballone, Marta Gerani, Eugenio Lepera, Valerio Lunadei), momento tradizionalmente noto per i guizzanti salti per l'uomo e per il sapiente uso della punta per la donna, viene qui ridotta e privata delle sue peculiarità.
Ancora di grande effetto il valzer dei fiori, dove gli scambi perfetti e millimetrici conferiscono pregio alla coreografia. Qui è molto evidente e ben apprezzato l'incalzare del ritmo delle sequenze, un crescendo coinvolgente che rende questo momento d'insieme il meglio riuscito all'interno dello spettacolo.
A conclusione, il gran pas de deux finale va a coronare il balletto. Il passo a due presenta non poche modifiche, apportate secondo il gusto del coreografo; il risultato è una versione del tutto nuova. Stesso discorso per le variazioni, di Bolle/Schiaccianoci prima e di Eichwald/Clara dopo, dove Duato opera numerosi rimaneggiamenti offrendo le sue personali versioni, a mio avviso, riuscite e fresche, partecipate da entrambi i protagonisti che qui brillano.
Come ogni cosa, la magia finisce e il sipario si chiude su quel mondo fatato, frutto di un sogno, lasciando Clara, nuovamente nel mondo reale, in compagnia della bambola-Schiaccianoci.
Crediti fotografici: Brescia-Amisano Teatro alla Scala