Roberto Bolle e Marianela Nuñez trionfano in “Manon” alla Royal Opera House di Londra

di Sabrina Ronchetti
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E’ un compito arduo per me raccontare a parole la bellezza cui abbiamo assistito noi fortunati spettatori della Royal Opera House di Londra durante lo spettacolo Manon di Kenneth MacMillan andato in scena Sabato 12 Ottobre.

Che questa potesse essere una serata di quelle speciali, si intuiva già solo leggendo i nomi dei due principali protagonisti: Marianela Nuñez (Manon) e Roberto Bolle (Des Grieux), che con la loro maturità artistica e grande sintonia ritengo perfetti per un balletto in cui la capacità interpretativa gioca un ruolo fondamentale. Il cast era poi arricchito di altri nomi di alta gamma: Marcelino Sambé, Fumi Kaneko, Claire Calvert e Yuhui Choe a sostituire una infortunata Yasmine Naghdi nel ruolo dell’amante di Lescaut.

Ma la realtà ha di gran lunga superato le aspettative.

Non mi dilungherò infatti a parlarvi del balletto “Manon”, che è stato messo in scena con grande pregio, rispettando tutte le indicazioni sceniche, stilistiche e ovviamente coreografiche del suo autore Kenneth MacMillan, (anche perché nessuno si sognerebbe di rimettere mano ad un pezzo della storia del repertorio inglese), o delle qualità tecniche elevatissime di tutti i danzatori e dei due principali protagonisti in primis ovviamente, poiché queste cose sono note a tutti.

Vorrei invece soffermarmi a descrivere ciò che ha caratterizzato in maniera profonda questo spettacolo: l’assoluta l’intensità con cui hanno danzato i due ruoli, la profonda empatia artistica che si è creata tra le due stelle che hanno trasformato in un’energia fortissima arrivata al pubblico sotto forma di pura bellezza.

Si sa, il primo banco di prova di questo balletto è il passo a due del loro primo incontro, che avviene casualmente, per strada, quando Manon è sulla via per il convento. L’attacco delle prime note è già struggente: la Nuñez e Bolle incantano non solo per l’eleganza, la leggerezza, la facilità con cui affrontano passaggi insidiosi che MacMillan ha creato per i danzatori, ma conquistano soprattutto perché sono credibili, convincenti, veri. Sono davvero due giovani sorpresi ed emozionati di fronte all’amore, di fronte alla vita che ha di colpo scompaginato le carte in tavola: vengono trascinati in un vortice di emozioni e così anche noi che li guardiamo.

Il pubblico, 2500 posti sold out, trattiene letteralmente il fiato mentre si svolge il pas de deux, un silenzio totale:  l’emozione è palpabile, il tempo sembra fermarsi per un attimo. Tutto si conclude nel famoso abbraccio tra Manon e Des Grieux , ma la reazione del pubblico non parte subito perché siamo talmente incantati dalla bellezza, che dobbiamo riprenderci prima di esplodere in un applauso fragoroso che non smette più. Le due étoiles allora capiscono di avere fatto qualcosa di straordinario:  si guardano sciogliendosi in un sorriso indimenticabile e rinnovano il loro abbraccio che non è più tra Des Grieux e Manon, ma tra Roberto e Marianela, come a dire: li abbiamo conquistati ancora una volta. Ed è così.

Tutto ciò che segue conferma le premesse: la Nuñez, una stella, perfetta sotto tutti i punti di vista,  interpreta il ruolo di Manon in maniera ineccepibile. E’ innocente, fresca, quasi naif nel primo passo a due, travolta da un amore puro e sincero, ma piano piano si trasforma in un essere sensuale, che viene attratta dal lusso e dalla ricchezza, dalla vita facile voluta e ottenuta grazie alla mediazione del fratello, che la butta nelle braccia di Monsieur G.M, (un Gary Avis sempre estremamente convincente),  strappandola a Des Grieux.  Solo nel finale la figura di Manon viene riabilitata e Marianela è meravigliosa nell’ultimo passo a due che la porterà alla morte, è disperata ma anche arrabbiata con la vita che la sta abbandonando proprio nel momento in cui ritrovava il suo vero amore.

Roberto Bolle è un Des Grieux romantico, passionale. La sua danza è raffinata ed elegante, e la sua presenza scenica è carismatica. Nel momento della morte di Manon fa letteralmente ribollire il sangue del pubblico che, nonostante conosca la storia di Manon e che quindi è preparato al tragico finale, è commosso nel profondo, tanta è la qualità interpretativa dei due, matura e piena di intensità: le lacrime scendono a tutti.

Il sipario si chiude ma quando si riapre su Roberto Bolle e Marianela Nuñez rimasti soli in scena ancora avvolti nella luce spettrale della palude delle Louisiana, è un’autentica ovazione. Penso che due stelle di primaria grandezza come loro siano ormai abituati a raccogliere consensi e  successo, ma la loro espressione di fronte a questa dichiarazione d’amore del loro pubblico è di meravigliato stupore. È un applauso infinito che non vuole smettere mai: una standing ovation unica, un’attribuzione di riconoscenza per avere regalato al pubblico qualcosa che non scorderanno ami più.

Il fragore è così assordante che il distinto ottantenne che è rimasto seduto accanto a me tutta la sera,  e che ricorda un tipico Lord inglese, divertito commenta : “Sono tanti anni che frequento la Royal Opera House, amo profondamente il balletto e ho anche visto il debutto di questa Manon, ma non  ho mai sentito una cosa del genere. E’ successo qualcosa di grande stasera”

Ha ragione: è successo qualcosa di grande stasera.

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