Roland Petit: il padre della danza contemporanea

di Giada Feraudo
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Roland Petit, uno dei massimi ballerini e coreografi francesi del Novecento, nasce a Villemomble, un comune non distante da Parigi, il 13 gennaio 1924.

Figlio di un francese, barista presso il mercato parigino di Les Halles, e di Rose Repetto, di origini italiane, conosciuta per aver fondato nel 1947, proprio su suggerimento del figlio, la nota casa di produzione di scarpe e accessori per la danza che porta il suo nome, il giovane Roland inizia gli studi accademici presso la scuola di danza dell’Opéra di Parigi nel 1933, a soli nove anni, sotto la direzione di Gustave Ricaux. Nel 1940 entra a far parte del corpo di ballo dell’Opéra di Parigi, dove trova il sostegno e la guida di Serge Lifar, allora direttore del Ballo.

Sono del 1942 i suoi primi lavori coreografici, brevi pezzi che presenta in numerose occasioni.

Nel 1943 è nominato Danseur Sujet all’Opéra ma nel 1944, a soli vent’anni, sceglie di dimettersi dalla Maison per dedicarsi totalmente al lavoro creativo e porta con sé la giovane e talentuosa Renée Janmaire, sua musa ispiratrice di sempre che più tardi, nel 1954, diventerà sua moglie.

 Nel 1945, aiutato finanziariamente da suo padre, Roland Petit fonda la compagnia dei Ballets des Champs-Elysées, sotto la direzione artistica di Boris Kochno e coreografica di Petit, che assume anche il ruolo di maître de ballet. La formazione si esibisce nell’omonimo teatro parigino.

Nel 1946 vede la luce quella che è forse una della più celebri creazioni scaturite dal genio creativo di Petit: il balletto dal titolo Le Jeune Homme et la Mort, per la drammaturgia di Jean Cocteau.

Nel 1948 Roland Petit lascia la compagnia in seguito ad alcune divergenze con il direttore artistico e fonda una sua compagnia, Les Ballets de Paris, con sede al Théâtre Marigny, scritturando ben quattordici étoiles, fra cui Renée Jeanmaire e Margot Fonteyn, e circondandosi di importanti collaboratori.

Nel 1949 crea, per Les Ballets de Paris, uno dei suoi più importanti capolavori: Carmen. Rappresentato in prima assoluta presso il Prince Theater di Londra, si tratta di una coreografia ispirata all’omonima opera di George Bizet, con un arrangiamento della musica del compositore francese. Oltre alla coreografia Roland Petit ne cura anche il libretto, di cui sintetizza la vicenda.

In origine Petit pensa di affidare il ruolo della protagonista a Colette Marchand ma Renée Jeanmaire si impone, minacciando di abbandonare la compagnia se non avesse ottenuto la parte. Non retrocede nemmeno di fronte alla richiesta,da parte del coreografo, di tagliare i capelli à la garçonne, un taglio particolare che rimarrà da allora la cifra distintiva della ballerina. È in questo momento, inoltre, che Renée sostituisce il suo vero nome con Zizi, soprannome che la accompagnerà sempre.

A Londra il successo di Carmen è enorme e il pubblico, entusiasta, costringe il direttore d’orchestra a numerose interruzioni. La coreografia resta in cartellone per ben sette mesi e un plauso analogo la attende a New York. Il balletto non incontra invece un’accoglienza altrettanto favorevole a Parigi, dove la critica lo attacca soprattutto sotto il profilo morale, ritenendone alcuni tratti scandalosi (ad esempio, la scena del pas de deux della camera da letto, piuttosto audace per l’epoca). Nonostante le avversioni della critica Carmen fa registrare il tutto esaurito in tutte le rappresentazioni al Théâtre de Marigny grazie anche all’altissimo livello artistico e attoriale degli interpreti, alle splendide scene e ai costumi, entrando così di diritto nella storia del balletto del Novecento.

Scrive Alberto Testa: “La storia è nota ma è mirabile come Roland Petit sia riuscito a condensarla in cinque quadri, essenziali, con un taglio scenico che rivela l’abilità drammaturgica del coreografo in un’opera che ancora oggi rimane fra le più raffinate che siano uscite dalla sua immaginazione e dalla sua sensibilità”.

Roland e Renée lavorano insieme per varie Revues di successo, incentrate sulla figura di Zizi, che diventa una vera e propria vedette, e approdano a Hollywood per molti film musicali, tra i quali si ricordano in particolare Hans Christian Andersen (1952), Daddy Long Legs (1955) e Anything Goes (1956). Nel 1960 esce nelle sale Black Tights, le cui coreografie comprendono molti passi di danza inventati da Petit. Grazie al successo del film per il coreografo francese si aprono nuove opportunità presso le compagnie di ballo più prestigiose di tutto il mondo.

Nel 1970 per Petit arriva la nomina a direttore dell’Opéra di Parigi, esperienza che ha però breve durata. Data infatti 1972 la nascita del Ballet de Marseille (poi Ballet National de Marseille-Roland Petit), che dirige per ben ventisei anni, fino al 1998, quando è costretto a lasciare, non prima di aver offerto al pubblico e alla danza lavori spumeggianti come Coppélia (1975) e versioni sceniche di note opere letterarie (Nanà da Zola, Les intermittences du coeur da Proust, Les hauts du Hurlevent dalla Brönte, Le fantòme de l’Opéra da Leroux).

In particolare, fra le creazioni per il Ballet de Marseille si ricorda, fra le altre, il titolo Pink Floyd Ballet. Dietro insistenza della figlia Valentine Roland Petit crea un balletto sulla musica del gruppo rock. I Pink Floyd si dichiarano entusiasti dell’idea e si offrono di suonare alla prima assoluta al Palais des Sports di Marsiglia, modificando anche parti significative dei loro brani musicali per adattarli alle esigenze coreografiche. Il balletto è un azzardo per l’epoca ma il successo di pubblico è enorme. Negli anni successivi il lavoro si amplia e, dai quattro brani originari, arriva a comprenderne addirittura tredici nella ripresa scaligera del 2009.

Roland Petit si spegne a Ginevra all’età di 87 anni, a seguito di una leucemia.

Lo si ricorda come un grande innovatore che, seguendo la lezione di Diaghilev, trasforma le sue creazioni coreutiche in esempi di teatro totale con esiti molto felici grazie a un costante rinnovamento del proprio linguaggio espressivo ma anche  alla preziosa e stretta collaborazione con i massimi pittori, letterati, musicisti e altre personalità del momento. Alle creazioni di Petit lavorano stilisti del calibro di Yves Saint-Laurent e Christian Dior per disegnare i costumi, pittori quali Max Ernst, Christian Bérard, Antoni Clavé per le scene, poeti e drammaturghi quali Jean Cocteau e Jacques Prévert per i soggetti. Nel corso della sua lunga carriera Petit avvia inoltre collaborazioni durature e fruttuose con i più grandi ballerini del Novecento: Margot Fonteyn, Rudolf Nureyev, Carla Fracci, Luciana Savignano, Michail Barysnikov, Partick Dupont, Elisabetta Terabust (prima danzatrice italiana a lavorare con lui), Denys Ganio, Massimo Murru e Lucia Lacarra solo per citare i principali.

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