Rosy Loconte e DanzArt: la grande danza in provincia di Bari

di Francesco Borelli
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Da dove nasce la volontà di creare un centro di formazione per la danza di stampo professionale?

Sin da bambina desideravo danzare e diventare una ballerina. Parallelamente però, sognavo di creare, un giorno, un luogo dove s’insegnasse la danza con delle caratteristiche ben precise che, ahimè, vedevo venir meno in tantissime scuole. Sentivo il bisogno di regalare agli altri la possibilità di studiare danza a livello professionale, senza allontanarsi dagli affetti famigliari e con costi decisamente sostenibili.

Quale ritieni possa essere l’apporto che una danzatrice esperta e d’esperienza, quale tu sei, possa dare alle giovani leve?

Ritengo che un buon insegnante debba essere capace di valorizzare le capacità di ciascun allievo e, conditio imprescindibile, amare questo lavoro a tal punto da riuscire a trasmettere a chi si ha davanti non solo la tecnica, ma anche il rispetto e l’amore per un’arte troppe volte maltrattata.

Ai miei allievi cerco di far acquisire, dopo lo studio accademico, vari stili di danza. La duttilità stilistica apre le porte a tante possibilità di lavoro.

Quando nasce DANZART e quali obiettivi si prefigge?

Ho vissuto a Roma ventidue anni, e ho insegnato in tantissime città italiane. I primi periodi qui a Bari ho sofferto moltissimo. Sembrava che tutto il lavoro, l’esperienza acquisita nel tempo, ciò che ero diventata fosse destinato a sparire o spegnersi, sotto il peso dei tanti condizionamenti e limiti di cui l’Italia meridionale è vittima. Poi però mi son fatta forza e ho deciso di buttarmi. Con tante paure ma con infinito coraggio.

Così, a fine giungo del 2013 è nata DanzArt. L’obiettivo della scuola è di formare danzatori capaci di rispondere alle richieste dei coreografi e dei direttori di compagnie in Italia e all’estero.

Modugno è un piccolo centro della provincia di Bari, eppure DANZART si propone come centro internazionale. Perché?

DanzArt amplia il campo delle proprie attività organizzando corsi di formazione professionale con scadenze precise e con riferimento a tutte le discipline e ai linguaggi della danza. Questo avvalendosi d’insegnanti qualificati provenienti dall’Italia e dall’estero.

Il logo del centro che dirigi recita “A new concept of dance studio”. Che cosa distingue il metodo di studio da te proposto rispetto a quelli già esistenti?

In Italia ci sono tantissime scuole di danza ma manca un’idea precisa sui metodi d’insegnamento e soprattutto sul ruolo dell’insegnante. Ne esistono di bravissimi, alcuni mediocri, tanti..improvvisati. Ma sappiamo tutti come funzionano le cose qui da noi; chiunque può fare e dire qualsiasi cosa a prescindere dal fatto che sappia di cosa stia parlando. È importante, a mio avviso, invece, avere un forte bagaglio di studi e soprattutto aver danzato, aver vissuto il palcoscenico e aver accumulato nel tempo esperienze di lavoro professionali e di qualità. Solo in tal modo si può essere portatori di buoni insegnamenti. E solo in tal modo si sviluppa la capacità di osservare e interpretare i cambiamenti cui la danza è perennemente sottoposta.

Qual è l’insegnamento più importante da impartire a un allievo?

Umiltà prima di tutto. Bisogna avere coscienza dei propri limiti e guardare al mondo della danza con la sincerità necessaria a evitare di svegliarsi, un giorno, frustrati e insoddisfatti. Poi, presa coscienza di sé, combattere per migliorarsi e realizzare per quanto possibile i propri sogni. Infine il rispetto, nei confronti di se stessi e della danza, arte fra tutte la più sublime.

Che cosa distingue un buon insegnante da un cattivo insegnante? E tu, come giudichi te stessa?

La totale mancanza di una regolamentazione nell’insegnamento della danza in ambito privato rappresenta un serio pericolo per la salute dei bambini e dei ragazzi. Un cattivo insegnamento può arrecare danni irreparabili sul fisico, soprattutto nella fase più delicata della crescita. Inoltre, a mio avviso, sarebbe necessaria, una preparazione di tipo pedagogico. Non dobbiamo dimenticarci che la maggior parte delle volte abbiamo a che fare con ragazzi che affrontano il periodo più delicato della loro vita.

Personalmente vivo l’insegnamento con la stessa passione con cui ho sempre ballato. La danza mi ha regalato un forte senso della disciplina e la capacità di impegnarmi al massimo per ottenere un risultato. Mi spendo molto per trasmettere ai miei allievi valori che costituiscono diktat utili nella danza come nella vita. Richiedo a ciascuno di loro l’abnegazione necessaria per affrontare i propri limiti e lavorare per tentare di superarli, senza ritenerli insormontabili. Costanza, sudore e pazienza sono qualità che, nel tempo premiano. Sempre.

Nel corso della tua carriera hai incontrato maestri e coreografi con i quali hai condiviso importanti esperienze di lavoro. Chi porti nel cuore? E perché?

Sono state tante le persone importanti e sarebbe impossibile ricordarle tutte perché commetterei l’errore di dimenticarne qualcuno. Su tutti, di certo, Andrè De la Roche, maestro d’arte e di vita. A lui e a tutti gli altri va il mio più sincero GRAZIE.

Quale futuro sogni per il tuo centro di formazione?

Mi piacerebbe che DanzArt diventasse un punto di riferimento per lo studio della danza nell’Italia meridionale. E poi di sogni ce ne sono tanti, bisogna lasciare che maturino e che, chissà, diventino progetti.

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