Li ricordo bene gli anni 80: erano anni pieni zeppi di sogni, e quei sogni erano vivi, li potevi mordere, afferrare, farli tuoi. E ancora di più ricordo quei pomeriggi in cui tutto intorno spariva e nulla contava se non “Fame” la serie TV che ti conduceva per mano nella scuola dei tuoi sogni (La High School of Performing Arts), in una città allora così lontana (New York) e con il cuore che batteva a mille.
Ammetto di essere un inguaribile nostalgico, un uomo d’altri tempi che ritiene ancora che gli anni 80 siano i più straordinari che si siano mai vissuti: tutto era possibile e seppure nulla fosse a portata di mano – come accade oggi – c’era una volontà e una bellezza nel sognare che era pulita e dolce, struggente a tratti.
L’idea che quel mondo che amavo così tanto fosse in parte modificato mi riempiva di dubbi: che ne sarà di quelle atmosfere? Che ne sarà delle canzoni e delle coreografie? Che ne sarà dei personaggi che non sapevano cosa fosse un cellulare e non avevano idea del successo effimero di un social network?
Ma il mago Luciano Cannito è intervenuto, e quando un artista è in grado di fare magie ogni paura svanisce, tu ritorni indietro nel tempo, e i sogni prendono nuovamente forma e, di nuovo, li puoi mordere, afferrare, farli tuoi.
Dimentichiamo quindi gli anni 80 e immergiamoci nei giorni nostri: se si guarda bene, al di là delle contaminazioni musicali, dei telefonini, di Instagram e Tik Tok non è cambiato nulla. I sogni rimangono sogni, l’impegno è ancora l’unico strumento che ci è dato per ottenere un risultato, il talento è ancora quell’insieme di fattori indefinibili, e il cuore batte allo stesso modo: quando ci si innamora, quando si condivide il primo bacio, quando una mano sfiora l’altra e il mondo intorno sembra più bello, e anche quando si cade, a volte rialzandosi, altre soccombendo.
Cannito è un artigiano delle emozioni: le disegna con un tratto unico che rende ogni suo spettacolo un successo vero. Il pubblico intuisce la sua verità e lo premia, sempre. “Saranno Famosi” è un trionfo, un altro, l’ennesimo. E l’artigiano Cannito guarda oltre, getta il cuore oltre l’ostacolo e sogna in grande. Grazie a quel visionario di Fabrizio Di Fiore – ce ne fossero in Italia di mecenati e produttori come lui – realizza un altro sogno e porta in scena il musical dei musical, quell’intoccabile mondo che traspone ai giorni nostri non deludendo, anzi, arricchendoci.
Le scene di Italo Grassi sono magnifiche e i costumi di Veronica Iozzi completano il quadro. Da segnalare la musica dal vivo con la batteria di Paola Caridi, la chitarra di Alberto Gandin e il pianoforte di Giulio Decembrini. La direzione musicale è Giovanni Maria Lori e gli arrangiamenti musicali da Raffaele Minale, Franco Poggiali, Angelo Nigro.
Le coreografie di Fabrizio Prolli, con la supervisione di Cannito sono attualissime e piene di forze: i danzatori sono ben diretti e gli insiemi precisi. Un trionfo vero di energia e qualità.
Barbara Cola interpreta Miss Sherman, preside della scuola: convincente, commovente a tratti, mai sopra le righe; la sua recitazione è calibrata e poi, che voce… un vero piacere vederla prendersi la scena e condividere il proprio indiscutibile talento con tutti i ragazzi sul palco. La Cola sa essere autorevole e premurosa, e riesce a coniugare tutte le caratteristiche di chi dovrebbe “docere” e farlo con un obiettivo mai vessante ma motivante sempre. Brava!
Lorenza Mario è assolutamente perfetta nel ruolo di Miss Bell, l’insegnante di danza: artista di navigata esperienza, la Mario è ballerina, cantante dall’ottima estensione e attrice di qualità. Credibile in ogni attimo della messa in scena riesce ad essere maestra dal piglio di ferro e donna piena di sentimento e amore. Un altro ruolo riuscito per la Mario che si conferma ottima interprete del musical all’italiana.
Stefano Bontempi è una certezza. Mr. Sheinkopf è disegnato addosso a un artista che non ha più bisogno di presentazioni. Bontempi è, ormai da sempre, il personaggio che interpreta e lo fa con quella maestria che è tipica di chi conosce il mestiere e sa stare sulla scena. Insomma, una conferma.
Lo stesso non può dirsi di Garrison Rochelle: il suo Mr. Myers non risulta quasi mai convincente e nonostante la vastissima esperienza da danzatore e personaggio TV, il caro Garrison è a tratti impacciato e il mezzo teatrale non gli rende per nulla giustizia. Chissà, forse con le tante repliche…
Flavio Gismondi è Nick Piazza: la sua interpretazione è rassicurante e mostra, in ogni istante, talento e padronanza del palco. La giovane Ginevra De Soller, Serena nel musical, ha una voce bellissima e insieme a Gismondi ci regala momenti di grande tenerezza. Sentiremo molto parlare di lei. Alfredo Simeone nel ruolo di Joe Vegas è un vero spasso. Danza, canto, recitazione: tutto è di ottimo livello. Carmen Diaz, interpretata da Alice Borghetti, è il personaggio più drammatico dello spettacolo e la brava Alice ci trasmette la brama del successo e poi i tormenti di chi ha fatto le scelte sbagliate pagandone le conseguenze. E poi bellissima voce e ottima danza. Accanto a lei brilla anche Giuseppe Menozzi nel ruolo di Shlomo: presenza scenica e bravo interprete. Raymond Ogbogbo è Tyrone Jackson, per intenderci il mitico Leroy Johnson della serie tv e ancor prima del film. Un compito arduo per lui che risulta a tratti ancora acerbo e poco incisivo. Ma il ragazzo ha talento e “si farà”.
Uno spettacolo bellissimo, un viaggio nei nostri ricordi più cari con quel pizzico di attualità che non può non coinvolgere il pubblico dei giovanissimi, capaci di ritrovarsi e leggere, magari tra le righe, quanto abbia valore un sogno e come sia dolce struggersi e lottare per realizzarlo e farlo proprio. Cannito, in fondo, questo desidera: regalarci la possibilità di staccare da un mondo a volte troppo duro e ricordarci che “gettare il cuore oltre all’ostacolo” è per tutti. Con un pizzico di magia…
Spettacolo visto giovedì 15 febbraio al Teatro Nazionale di Milano