Finalmente una boccata d’aria pura in un mondo, quello del balletto contemporaneo, spesso piatto e privo di novità. Finalmente uno spettacolo in cui la creatività dei coreografi si unisce al rispetto di un’estetica da cui la danza non può prescindere. Finalmente linee, tecnica, dinamiche di movimento in grado di emozionare, valorizzando ciò che la danza è prima di tutto: bellezza.
Venerdì 1 giugno, presso il Teatro Sociale di Bergamo, è andata in scena la nuova produzione della MM Contemporary Dance Company facente capo al talento di Michele Merola ed Enrico Morelli. Un dittico dedicato ai geni di Gershwin e Schubert in cui la danza racconta, tenera o impetuosa, la musica stessa rendendola, se è possibile, ancora più eccelsa.
L’ensemble della compagnia, undici danzatori dallo stile inconfondibile, ben si presta alle coreografie che scorrono veloci e accattivanti in un crescendo di emozioni che mai, neppure per un istante, abbandona lo spettatore rapito e mai annoiato. Direte voi: “normale che sia così”. Ebbene. NO. Troppo spesso le coreografie contemporanee, sulla scia di sperimentazioni bieche e chissà quali reconditi significati intellettuali, si prestano a operazioni ridicole in cui l’unico comune denominatore è la noia soffocante e la bruttezza, indomita, del repertorio cui si dà vita.
Schubert Frames/Gershwin Suite ci regala, invece, una danza fluida e bellissima, un racconto della musica stessa in cui tutto è perfettamente equilibrato e nulla risulta scontato.
Lo spettacolo, in prima nazionale durante il Festival Danza Estate, comincia con Schubert Frames di Enrico Morelli: un collage dei brani più famosi del genio Franz Schubert in cui si raccontano le molte anime dell’uomo contemporaneo, dove l’amore e il disinganno, il distacco e la condivisione, la passione e il timore di essa, si confondono in un alternarsi incessante di picchi coreografici e adagi “di riflessione”.
Morelli non ha alcuna ambizione descrittiva, la sua coreografia è un racconto astratto che vive nella musica e attraverso la musica. La sua danza non smette di coinvolgere e i danzatori rispecchiano un’ideale che unisce la tecnica accademica e la morbidezza della danza contemporanea.
Michele Merola, dal canto suo, rompe le barriere: via le quinte, via il fondale: il suo Gershwin esiste senza limiti e spesso trova voce nelle suggestioni pittoriche di un altro grande artista americano del 900 Edward Hopper.
Il tappeto musicale sui cui Merola crea, è quello di Stefano Corrias, un fine ricamo che conferisce unità al ricco mosaico di sentori, ora traboccanti dinamismo, ora pienamente lirici. Altro apporto autoriale importante alla realizzazione dello spettacolo è stato dato da Cristina Spelti che ha ideato il disegno luci e le scenografie, e ha firmato il concept insieme a Merola.
La celebra Summertime sigla lo spettacolo e ricorre in più momenti e in diverse versioni: le coreografie raccontano di incontri sussurrati ma intensi al contempo, seducono lo spettatore e lo accompagnano in atmosfere intime mentre le note si coniugano ai passi in un connubio che esalta entrambi gli aspetti in maniera perfetta. E poi Rhapsody in blue e musiche lussureggianti e vivaci che attraggono Merola e consentono a lui, e ai suoi danzatori, di divertirsi e divertire.
Lo spettacolo è decisamente riuscito. DA NON PERDERE.
Crediti fotografici: Tiziano Ghidorsi