Sergei Polunin e il fascino dell’artista maledetto

di Giada Feraudo
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Serhij Volodimirovič Polunin internazionalmente noto come Sergei Polunin, è un ballerino ucraino, noto ai più, anche fra coloro che non frequentano assiduamente il mondo del balletto, per aver interpretato, nel 2014, una coreografia firmata da Jade Hale-Christofi sulla musica del brano Take me to the Church, di Hozier. Diretto dal regista e fotografo David LaChapelle, il video spopola sulla rete, arrivando in brevissimo tempo a superare i quattordici milioni di visualizzazioni.

Primo ballerino presso il Teatro Lirico Moscovita Stanislavsky e Nemirovich-Danchenko e al Teatro dell’Opera e del balletto di Novosibirsk, Sergei Polunin entra a far parte della British Royal Ballet School nel 2003, all’età di soli tredici anni, grazie a una borsa di studio assegnatagli dalla Rudolf Nureyev Foundation. Distinguendosi ben presto per le sue doti, nel 2009 è nominato primo solista e nel 2010 primo ballerino, il più giovane nella storia del Royal Ballet, a soli diciannove anni. Ne segue una stagione professionalmente molto positiva ma anche l’inizio di una profonda crisi personale che lo porta, nel 2012, a rassegnare le sue dimissioni dalla prestigiosa compagnia londinese. Come dichiara in diverse interviste, Sergei ama la danza ma non condivide il sistema che la circonda a causa delle continue e per lui insostenibili pressioni da parte di direttori, colleghi e manager.

Dopo aver abbandonato il Royal Ballet, nei mesi seguenti si esibisce come artista freelance in tutto il mondo, senza unirsi stabilmente a nessuna compagnia, finché, a giugno dello stesso anno, si reca a San Pietroburgo per incontrare Igor Zelensky, direttore artistico del Teatro Lirico Stanislavsky e del Teatro dell’Opera e del Balletto di Novosibirsk. Zelensky gli offre la posizione di primo ballerino nella sua compagnia, garantendogli però allo stesso tempo piena libertà di esibirsi altrove e di impegnarsi in altri progetti in qualità di libero professionista.

Il sodalizio artistico con Zelensky si rivela vincente e sarà proprio quest’ultimo a suggerirgli di partecipare al talent show televisivo russo “Big Ballet” dedicato alla danza, talent che Polunin vince e che gli conferisce una notevole popolarità soprattutto in Russia, e a cui fanno seguito altre apparizioni televisive, collaborazioni con stilisti e servizi fotografici su varie riviste.

Definito dal giornale The Observer “il ballerino più dotato di questa generazione”, Polunin è probabilmente anche il più ribelle e anticonformista, come denota la sua scelta di essere libero da vincoli e come testimoniano i numerosi tatuaggi che esibisce su tutto il corpo, da lui considerati una forma d’arte e di protesta contro la chiusura del mondo del balletto e le sue rigide norme.

Il repertorio di Sergei Polunin è vasto ed eterogeneo e comprende ruoli prettamente classici dei più celebri balletti ma anche lavori di coreografi contemporanei, a lui spesso congeniali in quanto lontani dal talvolta rigido manierismo e simbolismo imposti dalle accademie tradizionali.

I riconoscimenti ottenuti da questo artista sono numerosi e prestigiosi. Fra questi: Premio “Serge Lifar” al Concorso Internazionale di Balletto (2002), Medaglia d’oro e premio della giuria al Prix de Lausanne (2006), ʺYouth America Grand Prix/YAGPʺ (2006), ʺYoung British Dancer of the Yearʺ (2007), ʺCritics’Circ le National Dance Award” del Russian Ballet Magazine (2010), Ballerino dell’anno per la rivista Il giornale della Danza e per la rivista Danza & Danza (2015).

Sergei Polunin è indubbiamente un artista sui generis, uno dei più talentuosi esponenti della danza odierna, ma il successo e la fama non gli hanno fatto dimenticare le sue origini umili e il suo impegno nel sociale, che lo vede rappresentante e fautore di progetti che utilizzano la danza come modus operandi. Rilevante è il suo ruolo di ambasciatore dell’associazione “Hear the World”, per la quale ha tenuto un laboratorio di danza con i ragazzi non-udenti del gruppo di ballo “Angely Nadezhdy” a Mosca; collabora inoltre con associazioni come “A gift of life”, impegnata nel fornire cure e assistenza a bambini malati di cancro.

Non mancano poi i progetti in cui Polunin porta avanti la sua personale visione della danza, anticonformista e fuori dai tradizionali schemi imposti dal sistema: nel giugno 2015 viene presentato il “Project Polunin”, che, in associazione con il Teatro Sandler’s Well di Londra, coinvolge alcuni fra i migliori ballerini del mondo. La missione è quella di creare nuove opere per il balletto tramite sinergie fra danzatori, artisti contemporanei, musicisti e coreografi per lavori destinati al teatro e al cinema. Una maggior apertura del mondo del balletto è un argomento da sempre molto caro a Polunin, insieme all’importanza della formazione dei giovani e dei sistemi di sostegno economico per chi non dispone di mezzi sufficienti a coltivare il proprio talento, come capitò a lui stesso che, tredicenne, arrivò a Londra aiutato dalla Rudolf Nureyev Foundation, grazie alla quale la sua carriera artistica ha potuto spiccare il volo.

Crediti fotografici: Francesco Squeglia, Rick Guest, Danil Golovkin

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