“SetteOtto”: Torna Lia Courrier e ci rivela la lezione perfetta

di Lia Courrier
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Quando si approccia lo studio della danza, è sicuramente importante scegliere il maestro giusto e indispensabile individuare la lezione più adatta al proprio livello. Questa scelta dovrebbe accompagnarci per tutta la nostra esistenza con la danza, poiché si tratta di una manifestazione del vivente, che si evolve tanto quanto noi la nutriamo, per questo è necessario seguire una lezione in grado di rispondere alle nostre esigenze in costante cambiamento. Così sosterremo l'avanzamento nell'apprendimento senza mai sederci sulla routine e sul già conosciuto, ma con l'attenzione sempre focalizzata a non affrettare i tempi, imparando ad attendere il momento migliore per compiere un passo in avanti lungo il percorso, scalando un nuovo piccolo gradino verso la nostra meta a lungo termine.  

La vicinanza da casa, l'orario più comodo che si incastra perfettamente con i nostri impegni, la presenza di un'amica, l'estetica della scuola, non dovrebbero essere considerati i principali criteri per la scelta di un corso. Certo, anche questi aspetti possono essere decisivi, ma per poter fruire della lezione perfetta per noi vale sicuramente la pena fare qualche sforzo: un viaggetto in metropolitana in più o una riorganizzazione del quotidiano per farle posto, seguendola con costanza perché la danza, come tutte le discipline corporee, ha bisogno di una pratica continua per ottenere risultati e dare un senso al nostro impegno.

Per quanto riguarda il maestro, oltre alle competenze tecniche e le qualità umane, posso dire che è parte di un incontro speciale. Molto spesso le persone importanti che hanno fatto parte della mia formazione, non solo nella danza, ma anche nella mia pratica di operatrice olistica nonché nel cammino con lo yoga, sono capitate nella mia vita per apparente casualità. Non sono andata a cercarle, semplicemente è avvenuto un incontro, durante il quale ho avuto la capacità di riconoscere in colui o colei che avevo di fronte una guida per il mio apprendimento. Quella con il proprio maestro dovrebbe essere una relazione caratterizzata da fiducia e complicità, per potersi veramente abbandonare alla sua guida, una scelta reciproca, una comunicazione bidirezionale, un vero e proprio scambio basato sul rispetto e sulla generosità di entrambi. Questo rientra in una sfera molto personale e intima, che esula da possibili valutazioni tecniche, dalla biografia o dai titoli che quel maestro può avere: fattori di certo importanti, ma non gli unici. 

Quando viene proposta una lezione, normalmente se ne specifica anche il livello, che può essere base, principianti, intermedio, avanzato o professionisti. Queste categorie esistono proprio per orientare gli allievi nella scelta del lavoro più giusto e adatto. Esistono anche classi di livello unico ma quasi mai nel balletto, dove le competenze tecniche sono riconoscibili e codificate. 

Una pratica molto diffusa tra gli allievi più o meno giovani, purtroppo, è sovente quella di frequentare le classi avanzate, se non quelle indicate come professionali, non sempre con una preparazione adeguata nel corpo, magari solo perché sono lezioni aperte che non prevedono obbligo di frequenza costante, né pagamenti anticipati per tutta la durata del corso. La conseguenza di una simile scelta è che nessuno dei presenti in sala ne avrà beneficio: non il maestro che sarà costretto a rallentare la lezione oppure non potrà dare le indicazioni basiche di cui quell'allievo ha realmente bisogno, non gli altri presenti in classe che dovranno adattarsi ad un ritmo meno dinamico del solito, non all'allievo stesso che non riuscirà a comprendere i contenuti della lezione, né a controllare il corpo in movimento, con sua grande frustrazione. 

Quando ero una giovane danzatrice appena uscita dalla formazione, si aveva accesso alle lezioni professionali solo presentando regolare libretto Enpals, che decretava l' appartenenza alla categoria dei lavoratori dello spettacolo ma, nonostante questa prima selezione, il maestro aveva comunque facoltà di allontanare un allievo qualora non lo ritenesse idoneo. So che può sembrare eccessivo, e di fatto non è mai capitato che davanti a me qualcuno venisse invitato ad uscire, ma a quel tempo la distinzione tra chi era professionista e chi no era molto più netta di oggi. Le classi erano sempre molto affollate così nei giorni in cui si stava troppo stretti il maestro poteva decidere di assegnare sequenze più difficili tecnicamente per praticare una selezione naturale all'interno del gruppo, lasciando in sala solo chi era in grado di seguire.  Scegliere la lezione più giusta per il proprio livello permette di non saltare tappe didattiche importanti, che costituiscono le basi per il proprio bagaglio tecnico, seguendo una corretta sequenza di crescita. Questo processo nella danza ha una forma e una durata ben precisi, bisogna sistemare con attenzione ogni mattone su quello sottostante, giorno dopo giorno, affinché la costruzione sia solida. 

Nella lezione perfetta per noi, anche quando saremo impegnati a gestire esercizi e movimenti difficili, riusciremo sempre a mantenere un livello di consapevolezza sotto al quale non scendere mai. Anche quando il maestro ci metterà alla prova con obiettivi difficili da raggiungere, questi saranno sempre visibili, mai al di là della nostra portata, ed avremo la possibilità ogni volta di portare a casa un nuovo piccolo traguardo, importante anche per alimentare la fiducia in noi stessi. 

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