Shakespeare secondo George Balanchine. Un incanto lungo un sogno

di Beatrice Micalizzi
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Nella serata di martedì 4 luglio, elfi e fate hanno popolato il Teatro alla Scala; è infatti ora in cartellone “Sogno di una notte di mezza estate”, il balletto che molti coreografi ha affascinato, compreso il maestro George Balanchine, il quale ha consegnato ai posteri la sua personale versione, in due atti.

E come il titolo suggerisce, l’atmosfera è stata proprio quella di un sogno che si è creata non solo grazie agli splendidi e fiabeschi allestimenti e costumi di Luisa Spinatelli, ma anche per la melodia di Mendelssohn, soave e allo stesso tempo incalzante, un po’ magica, un po’ descrittiva, quasi fosse una voce narrante intenta a qualificare le azioni dei personaggi in scena. E quanti personaggi! Un intricato gioco che Shakespeare ha abilmente costruito con la sua penna, e dove si è molto divertito anche Balanchine, proponendo un balletto narrativo, di ampie dimensioni, una vera rarità nel suo repertorio.

E noi siamo grati al maestro di aver “giocato” con la tradizione perché il risultato è senza dubbio degno di nota. Il soggetto si è prestato ad accogliere il suo stile unico, del quale ritroviamo ogni sfumatura; il sapiente utilizzo dei momenti corali, i canoni che si risolvono negli insiemi, la rapidità di esecuzione, le insidiose promenade e, ultimi ma non meno caratteristici, gli chaîné in mezzapunta.

A danzare, tutti interpreti scaligeri accompagnati dagli allievi dell’Accademia del Teatro alla Scala. Nicoletta Manni è stata una perfetta Titania, ruolo che la danzatrice si è cucita addosso magnificamente, regale e delicata, impeccabile. La sua è stata un’esibizione di tecnica balanchiniana acquisita e di grande espressività scenica. Oberon, ovvero Nicola Del Freo, non è stato da meno, distinguendosi per la qualità della sua batteria e per la potenza di salto, oltre che per le capacità “attoriali” richieste nei momenti narrativi.

Quando  si dice “Sogno” si dice Puck. Frizzante, esuberante, Antonino Sutera domina la scena ad ogni ingresso, coinvolgendo il pubblico nei suoi scherzetti e marachelle, indirizzati alle due coppie di amanti su cui si costruisce la trama. Diremmo noi, la storia più vecchia del mondo: lei ama lui ma lui ama l’altra che è felicemente innamorata e ricambiata da un altro. Non è questa la sede per raccontare l’intera vicenda ma Emanuela Montanari, Maurizio Licitra, Mariafrancesca Garritano e Alessandro Grillo hanno regalato una lodevole interpretazione degli sventurati amanti.

Ma se a regnare nel bosco sono Titania e Oberon, a portare la corona tra gli umani cittadini di Atene sono Teseo e Ippolita, rispettivamente Riccardo Massimi e Virna Toppi. Quest’ultima dimostra tutta la sua elevazione nel salto, rivelandosi una ballerina di grande potenza che primeggia sul palcoscenico.

Il ristabilito ordine e il conseguente lieto fine toccato a tutte le coppie vengono come festeggiati durante il divertissement dell’atto secondo. Sulle conosciutissime note di uno dei brani più famosi di Mendelssohn, ovvero quelle che accompagnano le cerimonie nuziali, si alternano sul palco corpo di ballo e le tre coppie dell’atto primo; gli abiti morbidi lasciano il posto ai più classici tutù e la coreografia diventa più rigorosa, meno fiabesca, quasi fosse un’esibizione estemporanea di tecnica classica. Lasciamo il mondo umano e facciamo ritorno nel bosco incantato dove Nicoletta Manni danza al fianco di Marco Agostino, nel ruolo del Cavaliere di Titania, in un passo a due di infinita grazia, dove il movimento non ha mai fine e ogni passaggio si risolve in quello successivo.

Sul finire del balletto, Puck rivolge il suo saluto al pubblico e il sipario si chiude su quel mondo di fate e folletti dove sognare è possibile…

Crediti fotografici: Brescia-Amisano

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