“Il mio auspicio è che dal 15 giugno possano ripartire anche le attività sportive amatoriali, come per esempio una partita di calcio, un saggio di danza o altre discipline che prevedono un contatto che oggi dobbiamo ancora cercare di evitare. Non considerate ancora questa data come certa al 100% ma, se le cose procederanno bene dal punto di vista del virus, anche l’ultimo pezzo del mondo dello sport deve ripartire. Il decreto del presidente del Consiglio dei ministri attualmente in vigore dura fino al 14 giugno, poi bisognerà stabilire nuove regole – ha spiegato il ministro – Sono dell’idea che bisogna fare il possibile affinché tutto lo sport di base possa ripartire, ma dobbiamo ovviamente vedere cosa accade la prossima settimana: dobbiamo augurarci tutti quanti che la curva dell’epidemia continui a dare esiti positivi”.
Così parlò Spadafora, Ministro per le politiche giovanili e per lo sport nel governo Conte.
Di certo un’affermazione del genere è mossa dalle migliori intenzioni e già rappresenta, forse, un obiettivo raggiunto l’essere stati presi in considerazione come categoria. Ma due semplici domande sorgono spontanee. Il ministro Spadafora ha mai preso parte a un saggio di danza, alla sua organizzazione, alla sua preparazione? E poi, la danza è un’attività sportiva da considerare alla stregua di una partita di calcio?