“Spamalot – Il musical” detta le regole per la conquista del pubblico

di Alessandra Colpo
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Finalmente della sana comicità! Perché alla fine, chi sta seduto in poltrona, a volte vuole solo distrarsi, farsi due risate di pancia e godersi il teatro con spensieratezza. E tra satira, sketch demenziali e della buona ironia, Spamalot – Il Musical, tra le novità più attese di questa stagione teatrale, stupisce per la sua genialità nella sua semplicità.

Come suggerisce il titolo, Spamalot – I cavalieri della tavola molto, molto, molto rotonda! è il musical-parodia della saga di Re Artù e dei suoi cavalieri che, tra diversi ostacoli, si recano in cerca del Santo Graal su istruzioni di Dio (una familiarissima voce fuori campo che ci riconduce subito a Pino Insegno).

Tratto dal film commedia Monty Python e il Sacro Graal del 1975 (scritto, interpretato e diretto dal gruppo comico inglese dei Monty Python) il musical ha debuttato a Chicago, nel 2004, con David Hyde Pierce nel ruolo di Robin, Hank Azaria come Lancillotto, Tim Curry come Artù e Sara Ramí-rez (sì esatto, la straordinaria Calliope Torres del medical drama Grey’s Anatomy ha pure vito il Tony Award come miglior attrice non protagonista in un Musical per Spamalot) come la Dama del Lago.

Se vi state chiedendo se servono approfondite nozioni sui Monty Python o se temete di incappare nelle classiche gag dallo humor inglese, potete stare tranquilli, ma un po’ di storia male non fa.

I Monty Python sono stati un gruppo comico britannico, attivo principalmente dal 1969 al 1983 e costituito da Graham Chapman, John Cleese, Terry Gilliam, Eric Idle, Terry Jones e Michael Palin. La loro comicità è caratterizzata da un umorismo sottile e raffinato che ironizzava sulla società con-temporanea. La generazione alla quale appartengono i membri del gruppo è cresciuta seguendo la trasmissione radiofonica The Goon Show, il cui caratteristico umorismo dirompente (carico di satira, situazioni assurde, suoni bizzarri) verrà ripreso da tanti comici dei decenni successivi. A sua volta, questo stile trova predecessori illustri in Hellzapoppin’, nei Fratelli Marx, nel Vaudeville, nei lavori di Lewis Carroll.

Il regista Claudio Insegno è riuscito nell’ardua impresa di italianizzare un titolo difficile per il pubblico di casa nostra, senza farlo cadere nel banale e soprattutto puntando al vero e profondo scopo del teatro: coinvolgere il pubblico. La platea si diverte ma, cosa ancora più bella, gli attori stessi si divertono nell’interpretare i loro personaggi surreali, bizzarri, completamente senza senso. L’opera dei Monty Python non era mai stata prodotta in Italia perché si temeva che l’umorismo inglese non arrivasse, ma alla fine si ride, gli attori stessi ridono: il coinvolgimento è la chiave.

Chapeau d’obbligo a tutto il team creativo, in particolare a Rocco Tanica, grande appassionato conoscitore dell’opera dei Monty Python, che ha raccolto la sfida dell’adattamento in italiano del musical scritto da Eric Idle e John Du Prez. In realtà – confessa l’ex tastierista di Elio e le Storie Tese – rendere comica una comicità tipicamente anglosassone, alla fine, non è stato così impegnativo se non per l’attualizzare riferimenti temporanei e geografici: è un testo che fa già ridere di per sé.

Con la direzione musicale di Angelo Racz, le coreografie di Valeriano Longoni, i costumi di Lella Diaz, le scenografie di Giuliano Spinelli e le luci di Alin Teodor Pop, questo “musical nel musical” ha toccato tutti i tasti del classico show di Broadway passando dal varietà e arrivando fino alla ricerca di un ebreo per la buona riuscita dello spettacolo.

La difficile ricerca della santa coppa è stato quindi il pretesto per sfornare una carrellata di gag e di personaggi comici, in primis Re Artù, Re dei Britanni, interpretato da Elio. Nonostante la poca familiarità con il mondo del musical Elio è perfetto per il ruolo affidatogli: rigido, dignitoso, un personaggio che conduce il gioco.

La corte di Camelot è poi composta da un cast che rappresenta uno dei tanti punti di forza: Pamela Lacerenza (la Dama del Lago, domina il palcoscenico con la sua voce potente), Andrea Spina (Dennis Galahad, il vivacemente bello, una volta contadino attivo in politica), Umberto Noto (Sir Robin, il non-tanto-coraggioso-come-Lancillotto: un cavaliere codardo ben versato nel mondo del teatro musicale), Giuseppe Orsillo (Patsy: Il servo/cavallo fedele di Re Artù, ed il suo compagno costante), Filippo Musenga (Bedivere, lo stranamente flatulento: un cavaliere saggio ma odoroso), Thomas Santu (Lancillotto l’omicidamente coraggioso: un cavaliere quasi psicopatico che si rivelerà gay con uno spumeggiante coming out). Luigi Fiorenti, Michela Delle Chiaie, Greta Disabato, Federica Laganà, Maria Carlotta Noè, Simone De Rose, Daniele Romano, Alfredo Simeone e Giovanni Zummo completano il cast.

“Trova il tuo Graal” si canta alla fine del primo atto, e alla fine del secondo ognuno ha trovato il suo.  Anche Spamalot dunque, nella migliore tradizione, ci ricorda di inseguire sempre i propri obiettivi affrontando a testa alta conigli assassini e cavalieri neri, perché alla fine bisogna sempre guardare verso il lato positivo della vita.

“Always Look on the Bright Side of the Life”

Crediti fotografici: Luca Vantusso

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