#storiedidanza Il Lago dei Cigni

di Giada Feraudo
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Prima rappresentazione assoluta: Teatro Bol’šoj, Mosca, 20 febbraio 1877
Balletto in quattro atti
Coreografia di Julius Wenzel Reisinger e Marius Petipa
Libretto di Vladimir Petrovic Begičev ispirato da un’antica fiaba tedesca, Der geraubte Schleier (Il velo rubato), basato sul racconto di Jophann Karl August Musäus.
Musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij

Nato dall’elaborazione di una composizione scritta dall’autore nel 1871, nell’intento di divertire i nipotini durante una vacanza, Il Lago dei Cigni, primo dei tre balletti di Čajkovskij, costituisce il prototipo della rinascita musicale del balletto dopo esempi ottocenteschi di scarso interesse musicale.

Dopo un infelice debutto nel 1877 con una non soddisfacente coreografia di Julius Wenzel Reisinger ed un’interpretazione non eclatante del ruolo di Odette da parte della prima ballerina, a pochi mesi dalla scomparsa del musicista il coreografo Marius Petipa ne ripropone, sulla scia del successo de La Bella Addormentata, una nuova versione. Coadiuvato da Lev Ivanov, che ne realizza gli eterei “atti bianchi”, il coreografo mette in scena dapprima solo il secondo atto (29 febbraio 1894, Teatro Marijinskij di San Pietroburgo) e, visto il trionfo, nel 1895 l’edizione integrale con Pierina Legnani nel doppio ruolo principale di Odette-Odile.
Da quel momento Il lago dei cigni entra a pieno diritto nel repertorio dei teatri pietroburghese e moscovita, e col tempo in quello internazionale, divenendo una pietra miliare del balletto classico.

Sebbene esistano molte versioni diverse del balletto la maggior parte delle compagnie basa l’allestimento, sia dal punto di vista coreografico, sia da quello musicale, su quella di Marius Petipa e Lev Ivanov per il Balletto Imperiale. In occasione di questo revival la musica di Čajkovskij è rivisitata dal maestro di cappella dei Teatri Imperiali, Riccardo Drigo, che ne dirige anche la prima rappresentazione.

A causa delle varie interpolazioni, tagli, manomissioni subite dalla musica prima e dopo la morte dell’autore, il balletto presenta molte incognite musicali e drammaturgiche. La posizione dei vari brani (come il Passo a due, che oggi vediamo nel III atto, detto “del cigno nero”) e “numeri” della partitura (ossia la stessa struttura del balletto in sede rappresentativa) è tuttora argomento di dibattito.

Il secondo ed il quarto atto, chiamati “atti bianchi”, rappresentano una vera e propria architettura in movimento dove i gruppi di cigni si incrociano e snodano, formando stormi in volo e assumendo pose che richiamano quelle di veri cigni. Totalmente diversa dall’atmosfera onirica sulle rive del lago è quella del primo e terzo atto, ambientati a corte e ricchi di danze di carattere e divertissement dove il virtuosismo tecnico ha un ruolo di rilievo.

Il Lago dei Cigni incarna tutti gli ideali del tardo Romanticismo: un principe combattuto tra l’amore puro e la passione carnale, con due personaggi femminili agli antipodi, la pura Odette e la perfida Odile. Mentre la prima porta sul palcoscenico una danza eterea e raffinata, la seconda stupisce con i virtuosismi più estremi. Due personaggi femminili affidati alla stessa ballerina, che si rivelano rispettivamente con un forte, dolente lirismo ed una seducente aggressività. Il tema del doppio, anch’esso caro al Romanticismo, racchiude in sé il conflitto fra bene e male e fa della fanciulla-cigno una delle immagini più famose e rappresentative del balletto classico.

Fra le interpreti principali si ricordano in particolare Galina Ulanova, Maya Plisetskaya e, più recentemente, Svetlana Zakharova.

La trama
Atto I
In un giardino di fronte al palazzo reale il principe Siegfried festeggia con gli amici il suo ventunesimo compleanno. Si avvicinano delle contadine per porgergli gli auguri e lo intrattengono con le loro danze. Arriva in quel momento la Regina Madre, che regala al figlio una balestra, essendo questi molto amante della caccia, e lo esorta a trovarsi una sposa tra le ragazze da lei invitate al ballo del giorno seguente. Alla sua uscita le danze dei contadini riprendono e la festa continua con scherzi e balli del giullare di corte. Gli ospiti rientrano nel castello; il principe Siegfried e i suoi amici decidono di andare a caccia e, imbracciato l’arco, s’inoltrano nella foresta.

Atto II
Sulle acque di un lago nuotano dei cigni, in realtà bellissime fanciulle stregate dal malvagio mago Rothbart, che possono assumere forma umana solo durante la notte. Siegfried e i suoi amici li contemplano sotto la luce della luna. I cacciatori prendono la mira ma proprio in quel momento i cigni si trasformano in fanciulle. La loro regina, Odette, narra al principe la loro triste storia e spiega che solo una promessa di matrimonio fatta in punto di morte potrà sciogliere l’incantesimo che le tiene prigioniere. Siegfried, incantato dalla bellezza di Odette, la implora di prendere parte al ballo del giorno dopo, in cui egli dovrà scegliere una sposa. Ha inizio un divertissement, parte essenziale dell’intreccio, dove Siegfried e Odette si giurano eterno amore. Giunge l’alba e le fanciulle si ritrasformano in cigni.

Atto III
Nella sala da ballo del castello entrano gli invitati, accolti dalla Regina Madre e da Siegfried. Iniziano i festeggiamenti. Gli squilli di tromba annunciano l’arrivo delle sei ragazze aspiranti pretendenti del principe. Siegfried si rifiuta di scegliere, quand’ecco che uno squillo di tromba annuncia l’arrivo di nuovi ospiti. Si tratta del mago Rothbart e della figlia Odile che, grazie a una magia del padre, ha assunto l’aspetto di Odette. L’intento del mago è quello di far innamorare Siegfried di Odile, in modo da mantenere per sempre Odette in suo potere. La musica espone il tema del fato e il motivo della fanciulla-cigno suggerisce la somiglianza tra Odette e Odile, distinguibili solo per il colore del costume. Ciascuna ragazza balla una variazione per il principe. Seguono una serie di danze nazionali. Con il suo fascino Odile riesce a far innamorare di sé Siegfried, che la presenta alla madre come sua futura sposa e regina. Rothbart, esultante, si trasforma in una civetta e fugge dal castello, che piomba nell’oscurità fra l’orrore degli invitati. Siegfried, accortosi dell’inganno, scorge la vera Odette attraverso un’arcata del castello e, disperato, si precipita nella notte alla ricerca della fanciulla.

Atto IV
Odette, morente, piange il destino crudele che la attende. Siegfried arriva da lei tentando di salvarla ma una tempesta si abbatte sul lago e le sue acque inghiottiscono i due amanti. La bufera si placa e sul lago, tornato tranquillo, appare un gruppo di candidi cigni in volo.

Finali alternativi del balletto
Dopo la Rivoluzione del 1917, ma soprattutto nel periodo stalinista, anche i protagonisti dei balletti dovettero in qualche modo essere assimilati al concetto di eroi positivi. Proprio per aderire a questa nuova filosofia il finale del balletto venne modificato. Nella versione di Vladimir Bourmeister del 1953, dopo un combattimento tra Rothbart e Siegfried, questo riesce a sconfiggere il mago e Odette riprende le sue sembianze umane e vive così il proprio sogno d’amore con il principe.

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