“Stringi i glutei”, “Usa gli adduttori”… Lia Courrier ci parla delle frasi fatte dei maestri di danza

di Lia Courrier
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Negli ultimi 15 anni ho condotto un lungo e approfondito studio del corpo umano, da autodidatta, stratificando informazioni provenienti da ambiti di ricerca diversi. Questo mi ha portata dentro ad un delicato processo di revisione di tutte quelle frasi che nei secoli sono state tramandate da maestro ad allievo e che sono da sempre considerate delle verità così lapidarie da vantare la propria veridicità così, sulla fiducia. Il balletto si è sviluppato in un momento in cui non c’era molta attenzione alla conoscenza del corpo, mentre successivamente molti studi che riguardano l’anatomia, ma soprattuto la fisiologia e la biomeccanica del corpo, hanno profondamente influito sullo sviluppo e l’evoluzione di questa tecnica, per questo motivo ad un certo punto ho sentito il bisogno di prendere questi concetti uno per uno, nel tentativo di trovarne di nuovi e più puntuali. Eccone alcuni:

1.“stringi i glutei”

Per fortuna credo questa frase sia stata ormai abolita da quasi la totalità delle scuole di danza, o almeno lo spero. Stringere i glutei non è mai servito a nulla se non a costruire una muscolatura pesante e ingombrante che infine impedisce la dovuta mobilità a colonna vertebrale, bacino e articolazione coxo-femorale. Spesso, però, manca una indicazione fondamentale, ossia come sostituire il ruolo dei glutei nella tenuta del bacino (in particolare nella condizione di en dehors, a causa della quale, in assenza di compensazione, il bacino tende a perdere il suo allineamento ideale), incarico che ovviamente passa alla parete addominale, prontamente allenata per sostenere e stabilizzare il bacino nella sua posizione, senza rigidità. I glutei sono facili da contrarre essendo parte della muscolatura superficiale, ma molto più difficile è trovare un corretto posizionamento degli addominali, in special modo quelli profondi, i più importanti per ottenere la necessaria forza nel centro del corpo per sostenere non già solo la colonna vertebrale ma anche per il controllo e l’integrazione delle cinture , scapolare e pelvica, e degli arti in modo integrato.

2. “non usare il quadricipite”

Indicazione impossibile da seguire, nonché basata su principi la cui scientificità onestamente ignoro. Il quadricipite è un muscolo importante della gamba e nei tessuti adiacenti al suo tendine è inserita la patella, o rotula, per cui si tratta di un muscolo che, anzi, se debitamente utilizzato favorisce la stabilità e un corretto allineamento del ginocchio. In particolare il vasto mediale, che proprio abbraccia la rotula e la mantiene in posizione. Insieme al muscolo sartorio garantisce sicurezza in una rotazione esterna omogenea e presente lungo tutte le articolazioni della gamba.

3. “usa gli adduttori”

Anche questa è una di quelle frasi che sono ritornate spesso nei miei anni di studio, di solito pronunciata come completamento della precedente, ad indicare che gli adduttori andrebbero in qualche modo a sostituire il ruolo del quadricipite, che dovrebbe totalmente essere disattivato. Fantascienza. Gli adduttori, appunto, adducono la coscia verso la linea mediana, ed entrano in azione in modo intenso quando la gamba oltrepassa questa linea. Per fare un esempio: in quinta posizione gli adduttori sono molto attivi poiché la gamba destra entra nello spazio della metà sinistra del corpo e viceversa la gamba sinistra. In questo caso gli adduttori servono a stabilizzare la posizione, ma non a ruotare i femori verso l’esterno, compito per cui bisogna rivolgere la propria attenzione al gruppo dei rotatori del femore (se si chiamano così ci sarà un motivo), ossia: piccolo gluteo, piriforme, gemelli superiore e inferiore, otturatore esterno e otturatore interno. L’osservazione di una qualsiasi tavola anatomica chiarisce molto bene dove andare a cercare l’en dehors a livello dell’articolazione coxo-femorale, poiché questi muscoli hanno decorso orizzontale e connettono la zona del grande trocantere del femore con l’osso sacro e le ossa ischiatiche. La loro azione è decisiva e aiuta anche il rilascio del gluteo, spostando lo sforzo più in profondità.

4. “usa lo psoas”

Questa è una delle mie preferite. Viene data così, esattamente come l’ho scritta. Se il maestro si tocca l’inguine nel pronunciarla è indice di quanto vaga sia la sua conoscenza di un muscolo tanto importante quanto misterioso e nascosto. Senza entrare nelle implicazioni olistiche di quello che viene chiamato ‘muscolo dell’anima’, nome che lascia intuire quanto sia importante e profondo, lo psoas è un doppio muscolo (anzi triplo se consideriamo anche il muscolo iliaco che è parte del gruppo) che decorre dal piccolo trocantere (quindi non proprio l’inguine) scorrendo nella parte più profonda della regione viscerale, lungo la parete interna dell’anca, fino a risalire per contattare la prima vertebra lombare. Si tratta di un muscolo molto difficile da sentire attraverso la propriocezione, occorrono esercizi specifici e concerne l’anatomia, non basta dire ‘usa lo psoas’ per provocare chissà quale cambiamento negli allievi, perché la maggior parte di loro non sa neanche di che cosa stiamo parlando. Poiché è uno dei principali muscoli per il mantenimento della posizione eretta, tra l’altro, occorre sapere non solo come potenziarlo ma anche come allungarlo, per mantenerlo morbido e tonico donando benessere non solo nell’ambito della danza.

E voi? Avete ereditato frasi che non usate più nelle vostre lezioni?

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