Esistono, nel panorama dello spettacolo italiano, delle garanzie. E una di queste si chiama, senza ombra di dubbio, Lorella Cuccarini. “Rapunzel” tornato in scena lo scorso week end a Milano è già un trionfo. Dopo il successo dello scorso anno e gli oltre 60. 000 spettatori che hanno affollato il Teatro Brancaccio di Roma, il musical dei record è tornato a regalare sogni presso il Teatro degli Arcimboldi della città meneghina.
Tutto è perfetto in questa favola dei fratelli Grimm. Tutto profuma di qualità e buoni sentimenti. Tutto è bellissimo. La regia di Maurizio Colombi disegna, scena dopo scena, quadri eccellenti in cui il ritmo la fa da padrone, senza scadere nella banalità dei dialoghi o nella scontatezza delle battute. Ogni personaggio è ben disegnato, ogni ruolo regala in maniera precisa la propria funzionalità al racconto. Le scenografie, imponenti e ricchissime, disegnate da Alessandro Chiti, fanno da sfondo alla storia più bella. Ma andiamo per ordine.
Il classico “C’era una volta…” introduce la storia dei sovrani del regno di Edelin, regnanti cui però manca un erede. Il re si rivolge a Gothel, sorella della regina e fattucchiera, la quale grazie a un raperonzolo magico regala alla sorella il tanto sospirato bambino. Ma a una condizione. Sarà lei a occuparsi della nascitura. Dopo il primo anno di vita della piccola Rapunzel, Gothel rapisce la bambina e la rinchiude in una torre, dove trascorrono gli anni. Grazie alla chioma magica della nipote, Gothel vive un’eterna giovinezza e gode di una bellezza senza tempo. Un bel giorno però, fuggendo dalle guardie reali, si rifugia presso la torre il bel Phil, un ladruncolo che ha appena rubato la corona e che regala alla quasi diciottenne Rapunzel la possibilità di lasciare la torre e regalarsi la possibilità di realizzare un sogno: vedere da vicino quelle luci che il giorno del suo diciottesimo compleanno si levano alte nel cielo notturno. Tra fughe, battute, momenti musicali e coreografici eccellenti, si arriva all’ovvio lieto fine e al trionfo dei buoni sentimenti.
Alessandra Ferrari nel ruolo della protagonista è assolutamente adorabile. Innocente e pura, interpreta una Rapunzel fresca e dolcissima. Voce limpida, movenze da danzatrice e simpatia innata regala un’interpretazione perfetta. Giulio Corso è straordinario. Bello e sicuro di se, strappa al pubblico risate senza sosta. Mai un momento in cui il suo personaggio non sia perfetto e in linea con le aspettative. Scanzonato e brillante, forte e pieno di verve, il bravissimo Corso esce vincente dall’interpretazione del giovane ladruncolo ineccepibile da ogni punto di vista. Alessandra Ruina e Martina Gabrielli sono Rosa e Spina, le due sole amiche con cui Rapunzel può confidarsi da quando è rinchiusa nella torre. Con una virata verso il varietà, le due interpreti sono simpatiche e bravissime oltremisura.
Ma colei che domina la scena e regala un’interpretazione unica è, di certo, Lorella Cuccarini. Ogni singola entrata in scena, ogni numero che la vede protagonista è un compito scritto di perfezione e bravura. Ma con l’anima. Gothel è perfida, malvagia, sensuale, insegue la bellezza eterna. Rinchiude Rapunzel, condanna a morte Phil ma…non riesci a odiarla. La Cuccarini, seppur straordinaria nel ruolo della cattiva, regala a Gothel quello spessore che fa intravedere i motivi di tanta crudeltà. E nel finale, quando ormai la treccia è stata tagliata e la magia scompare, Lorella è da manuale. Simpaticissima nel ruolo della vecchietta, modifica la voce e gli atteggiamenti fino allora alteri, per diventare macchietta, curva su se stessa e tenera e dolce. La regina assoluta del musical italiano stupisce ancora una volta e dona al suo pubblico un’interpretazione da oscar.
Una sfida vinta quella di Rapunzel. Un musical confezionato ad hoc in cui nulla è sbagliato. Da non perdere