Tango: l’esilio di Romina Godoy – Bien Porteña Genova

di Vittoria Maggio
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“La vita è così e così è il tango: bisogna scegliere, non c’è altra chance, bisogna rischiare la felicità, bisogna andare avanti. E anche il tango deve andare avanti. Il tango che verrà, dopo questo esilio, sarà più che mai una scelta di cuore. L’abbraccio del tango andrà oltre la paura!”

L’esilio porta sempre con sé un luogo, quello che si è dovuto abbandonare, chiudere, lasciandoci dentro le cose che non si è voluto portare via perché nel cuore non si è mai andati via da li.

Quando ci torni, se ci torni, lo ritrovi come lo hai lasciato, un po’ polveroso, qualcosa non funzionerà, un quadro magari si sarà staccato da un angolo, ma l’energia sopita la si avvertirà profondamente.

Bien Porteña è un po’ simbolo di tutti questi luoghi che mancano tanto al nostro tango!

La sua padrona di casa che ha accolto la nostra rubrica col cuore è Romina Godoy, una donna elegante e istintiva allo stesso tempo, naturale, una forza potente, piena di buoni propositi verso gli altri, dotata di creatività appassionata e intuito profondo.

Fa parte di quelle donne coraggiose, ma umili, a volte fragili, ma con una forza interiore straordinaria tale da adombrare la propria richiesta di protezione e ascolto; è fonte di inesauribile passione, prima di tutto verso la vita. Romina: la magia del cuore. La parte emotiva ha sempre condotto la sua vita, portandola dall’Argentina a Londra, e poi in Italia, a Genova, dove dal 2013 si è fermata accanto all’uomo che il tango le ha fatto incontrare e sposare!

“Per caso ho incontrato il tango, non vengo da genitori d’arte, amavo la danza ed ero una ballerina professionista, venivo dal Teatro questo sì, ma non pensavo al tango, non ero dell’ambiente e invece, una volta provata la prima lezione, sono diventata “addicta” e ho sentito che quello sarebbe stato il ballo della mia vita. Un’audizione, per la sostituzione della prima ballerina in un noto locale a San Telmo, mi ha aperto molto giovane il sipario dei palcoscenici internazionali.

Gli incontri importanti mi hanno aiutato certo, ma niente è stato facile: non ero dell’ambiente, ero considerata un’estranea, non avevo amici; ho fatto sempre forti scelte nella mia vita, ho rischiato e spesso mi sono sentita in esilio, ma un esilio in cui mi sono esiliata da sola come quando ho lasciato molto giovane la mia famiglia, lontana dalla mia cultura, dalle mie radici, anche ora che non posso rientrare in Argentina lo avverto forte.

Ho fatto sempre scelte difficili per “rischiare la felicità” come quella di andare a Londra per sette anni e poi infine di fermarmi a Genova, la città di mio marito, una città che, se da una parte mi ha accolta a braccia aperte come ospite saltuario, mi ha invece ritenuta, come è normale che sia, concorrenza quando ho iniziato a vivervi stabilmente. Però ho creato una scuola di Tango in questa città e la scuola fino a prima della pandemia è andata bene, i genovesi mi hanno accolta pian piano e abbiamo creato un ambiente molto piacevole e amichevole.

Oggi è così difficile non demordere e continuare a lottare. Questa sorta di esilio è una tappa obbligata, lo vivo molto profondamente anche se cerco sempre di mostrami col sorriso, di regalare a tutti un po’ di incoraggiamento, una frase divertente, un pensiero positivo.

Vivo sempre intensamente il momento e in questo presente così faticoso cerco di vivere la parte buona, anche se ho perso il lavoro e non viaggio più, mi manca insegnare, mi manca la parte sociale e di condivisione. Mi faccio tante domande che prima non mi facevo, perché ho sempre agito d’istinto, di cuore.

La vita è così e così è il tango: bisogna scegliere, non c’è altra chance, bisogna rischiare per trovare la felicità, bisogna andare avanti. E anche il tango deve andare avanti. Il tango che verrà sarà più che mai una scelta di cuore!

Io sono sempre stata anche ribelle, il cuore si ribella allo status quo: i miei genitori non sapevano che ballavo, a 16 anni lavoravo e vivevo da sola, ho sempre seguito le mie sensazioni, senza pensare alle conseguenze. Non sempre ho vinto, non sempre ho perso. Certo oggi la scommessa è grande, mi chiedo spesso come sarà il tango, tornerà la voglia di abbracciarsi?

È anche vero che negli ultimi tempi c’era troppa quantità e poca qualità, per molta gente era diventato solo business, mancava il rispetto della profonda cultura del tango e dei suoi valori

Bisognerà certamente reinventare questo ballo, avere maggiore consapevolezza, ma l’abbraccio del tango andrà oltre la paura!

Penso che tutti insieme troveremo il coraggio di rischiare per riportarlo al suo valore di profondo interscambio, di comunicazione con l’altro e con sé stessi, all’interno del suo insostituibile abbraccio dentro il quale si crea la vera magia. Ora più che mai bisogna rischiare la felicità e diventare tutti meglio di come eravamo. Sono sicura, con la forza vera del cuore, insieme possiamo farcela!”

Il tango preferito da Romina è uno dei più sublimi, un brano delicato e profondo, dedicato alle donne che sanno ricostruire dopo tanta sofferenza, un brano che ha marcato anche la sua vita e che sa toccarle l’anima sin dalla prima volta che l’ha ascoltato.

Naranjo en flor, scritto e musicato nel 1944 dai fratelli Exposito, è stato interpretato e orchestrato da vari musicisti, ma la versione più in linea con la profondità del testo è sicuramente quella cantata nei primi anni ‘70 dal grande Roberto Goyeneche.

Buon ascolto!

Un caro abbraccio e siate felici!

https://www.youtube.com/watch?v=q9laMl8d3sA

Bibliografia Vittoria Maggio 19 novembre 2018

https://www.dancehallnews.it/vittoria-maggio-naranjo-en-flor-uno-dei-tanghi-piu-poetici-che-siano-stati-scritti/

Crediti fotografici: Maurizio Toniato

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