La maggior parte delle persone che si reca a teatro per vedere un balletto, non può sapere quanta strada e fatica si nasconda dietro la capacità di esecuzione tecnica ed artistica dei danzatori che vede in scena, non riflette sul percorso che ognuno di loro ha dovuto affrontare per entrare in una compagnia professionale. Il mondo della danza, soprattutto classica, è visto come qualcosa di etereo, sospeso in una realtà dal fascino fiabesco…
Molte sono state le biografie, le interviste, a volte anche crude, che hanno squarciato il velo su questa concezione un po’ fatata della danza, e hanno rivelato la verità sul percorso di chi vuole intraprendere questa carriera che è fatta soprattutto di grandi sacrifici, dedizione assoluta, e volontà ferrea.
“Tears of a Ballet Mum”, (in italiano Lacrime di una Mamma di Ballerina), scritto da Sabine Naghdi, mamma della celebre Yasmine Naghdi, Principal della Compagnia Royal Ballet di Londra, racconta, senza pietismo né celebrazione della figlia, in modo assolutamente oggettivo, la lunga strada che ha dovuto percorrere Yasmine partendo come giovane studentessa della scuola fino ad arrivare al livello più alto e prestigioso della compagnia inglese.
Il libro di Sabine è narrato dal punto di vista di una mamma che osserva l’evoluzione della figlia e che riflette soprattutto sulla sua incapacità di capire come Yasmine abbia voluto intraprendere così fortemente un percorso tanto rigido e complesso anche dal punto di vista psicologico, cosparso di momenti di grosse difficoltà. Sabine non è stata una mamma , come tante se ne vedono oggi, che vedendo il potenziale della figlia l’ha spinta con ambizione cieca ad una competitività sfrenata, costi quel che costi. Anzi, è sempre stata “a lato”, non invadente, ma fermamente presente quando ce n’è stato bisogno, (e ce n’è stato di bisogno!), rispettando i tempi e i modi della figlia, mantenendo la calma anche in situazioni complesse e dotandosi di una infinita pazienza.
Ovviamente nel caso di Yasmine, possiamo dire che ne è valsa la pena, vista la sua splendida carriera, ma non è così per tutti, anzi lo è per pochissimi. Ci vogliono tantissimi fattori che si fondono tra loro per arrivare a questo traguardo… Emblematico è il racconto di quando, Yasmine piccola allieva, attende con la mamma e incontra Sylvie Guillem all’uscita degli artisti della Royal Opera House , dopo uno spettacolo. Mentre le sta firmando le scarpette, scambiano un corto dialogo nel quale Yasmine rivela all,ètolie, che sta studiando per diventare ballerina e Sylvie commenta semplicemente: “Bon courage”. Al momento, la mamma di Yasmine, non capisce come mai la Guillem auguri coraggio alla piccola bimba, ma alla fine del lungo percorso della figlia ha compreso quanto Sylvie Guillem avesse ragione.
Le piccole e grandi delusioni, l’essere stremati fisicamente, le incomprensioni con gli insegnanti, le umiliazioni, le ingiustizie, gli infortuni, fanno parte del pacchetto insieme all’allenamento quotidiano di ore e ore per cercare di raggiungere per quanto possibile, quella eccellenza del movimento, del passaggio tecnico che deve essere portato in scena con assoluta perfezione.
Nel caso di Yasmine , oltre a tutto ciò, viene descritto anche un momento di grave sconforto dovuto ad un’insegnante della Upper School di cui non si fa il nome, che si divertiva a punzecchiare, umiliare e denigrare la ragazza per le sue origini, ( il papà di Yasmine è Iraniano e la mamma belga) fino a sfiorare episodi di puro razzismo e bullismo che portò la ragazza ad un passo dall’abbandonare tutto.
Per fortuna, e grazie al supporto della famiglia, questo non è avvenuto e anzi, possiamo dire che tutto questo negativo, la Naghdi è riuscita a trasformarlo in positivo, ma poche sono le persone dotate di un carattere così solido, in molti abbandonano, oppure, anche peggio, si ammalano psicologicamente. Ho la fortuna di conoscere personalmente la Naghdi e devo dire che sono sempre sconcertata dalla sua assoluta normalità e umiltà, dalla sua concretezza, segno che le sue ferite, sono guarite senza lasciare troppo danno!
E’ sicuramente la grande passione per quest’arte che accompagna il tragitto di coloro che intraprendono la carriera professionale e, accanto allo sconforto e alla fatica, ci sono anche tante soddisfazioni e tante belle emozioni di cui Sabine parla con orgoglio e che sono arrivate, alla fine , come una dolce ricompensa di un’intera vita dedicata alla danza.
Vi consiglio di leggere questo libro, soprattutto se non siete “addetti ai lavori” perché forse, la prossima volta che vi siederete in una poltroncina del teatro per vedere un balletto, guarderete con altri occhi i danzatori della compagnia, che Einstein chiamava, e non a caso, gli atleti di Dio.