Il Cts incontra Franceschini e dà il via libera all’apertura di teatri e cinema a partire dalla data simbolica del 27 marzo, Giornata mondiale del teatro, ma solo in zona gialla. I tecnici hanno, inoltre, fissato una serie di paletti, ad esempio sulla capienza. Sarà ora il governo a dover decidere come inserire questa notizia nel prossimo Dpcm. Tra le novità c’è anche l’accesso ai musei nei weekend, solo in certi orari e su prenotazione.
Il Ministro Franceschini aveva lanciato un appello pochi giorni fa dicendo di essere favorevole alla riapertura delle sale teatrali cosa in cui avremmo dovuto essere i primi essendo l’Italia il Paese della cultura. La sua richiesta era quella di aprire al pubblico fino al riempimento di un terzo dei posti per un massimo di 500 spettatori al chiuso e 1.500 all’aperto. Il Cts ha ridotto i numeri fissando il limite di capienza a 200 posti nelle sale e a 400 posti all’aperto, soltanto in zona gialla. La riapertura andrebbe comunque valutata 15 giorni prima, cioè il 12 marzo, in base all’andamento dell’epidemia.
La decisione non incontra il favore di tutti gli operatori del settore come dichiarano Cna-Cinema e Audiovisivo “Siamo contrari sarebbe un’eutanasia” e Atip, Associazione Teatri Italiani Privati che rilancia la necessità di un confronto condiviso sulla ripresa del settore “Non si può riaprire senza il sostegno economico dello Stato”. L’Associazione, presieduta da Massimo Romeo Piparo, anche in considerazione di un’emergenza sanitaria ancora in corso, sottolinea “la necessità di valutare le obiettive difficoltà delle aziende private produttrici e organizzatrici degli Spettacoli dal vivo che operano rischiando in proprio e senza il sostegno di significative risorse statali. Il clima di incertezza, l’assenza di un protocollo sanitario specifico e collaudato per i lavoratori del palcoscenico le restrizioni ancora presenti e la riduzione delle capienze impediscono di fatto di poter tornare a lavorare in sicurezza nei teatri”.
Teatri, cinema e musei furono chiusi per decreto il 26 di ottobre 2020 nonostante le strutture avessero applicato rigorosamente i protocolli sanitari per il lavoratori e per il pubblico. A qualcuno, perciò, non sembra coerente la decisione presa adesso di fronte all’arrivo di una terza ondata e con la maggioranza delle strutture sprovviste di una programmazione. Moltissimi dubbi e molte domande sulla ripartenza del settore rimangono comunque ancora senza risposta e c’è chi teme che con questa riapertura improvvisata si chiuda il discorso dei sostegni ai singoli lavoratori dello spettacolo, notoriamente già poco tutelati, e si rallenti sulla riforma di settore.