Tick… Tick… verso i 30 anni lo iniziamo a sentire un po’ tutti quel countdown. Un ticchettio che ti ricorda che ancora non sei diventata mamma, non hai una tua azienda, o non hai ancora vinto un Tony Award per esempio.
Stephen Sondheim a trent’anni aveva già in attivo uno spettacolo a Broadway, Paul McCartney aveva già scritto l’ultima canzone con John Lennon… e tu, ti guardi allo specchio, e ti chiedi: cosa ho esattamente in mano?
Sono queste le riflessioni che danno vita a “Tick, Tick … Boom!”, meta-musical disponibile su Netflix, in cui Andrew Garfield interpreta Jonathan Larson, il compositore e paroliere di “Rent”, diretto da Lin-Manuel Miranda.
Per il suo debutto alla regia di un lungometraggio, l’autore di “Hamilton” punta dunque i riflettori sul compositore che ha ispirato il suo risveglio creativo: Jonathan Larson.
Quell’artista, purtroppo, non si è potuto godere tutti gli applausi che si è meritato nella sua vita. È morto all’età di 35 anni per un aneurisma aortico proprio alla vigilia della prima anteprima del suo successo rivoluzionario, “Rent”.
Oltre a “Rent”, Larson ha lasciato il meta-musical del 1991 “Tick, Tick … Boom!”, un autoritratto del tipico artista angosciato in disgrazia, che Miranda ha rispettosamente spolverato e lucidato come un sacro totem di un culto elitario.
Quando Larson si presenta al pubblico come “uno scrittore di teatro musicale, uno degli ultimi della mia specie”, la battuta spinge i fan a protestare che il suo rock musical non ancora scritto potrebbe ancora galvanizzare una generazione di creativi.
Miranda, che ha visto “Rent” a 17 anni, è stato palpabilmente entusiasta di avere avuto accesso al “tugurio” del suo eroe in Greenwich Street, ricreato nel film con esattezza, fino alla cassetta degli Scorpions.
“Tic, Tic… Boom!” è dunque un’autobiografia delle ansie
Larson, interpretato con disperazione cinetica da Andrew Garfield, è in fissa con l’avere successo.
Come può ottenerlo? Quanto tempo ancora potrà resistere il suo portafoglio? Quanto gli costerà emotivamente la sua divorante ambizione?
Il film narra la storia di Jon, un giovane compositore di teatro che fa il cameriere in un diner di New York nel 1990 mentre scrive quello che spera diventerà il prossimo musical americano di grande successo, un’operetta di fantascienza chiamata “Superbia”. Pochi giorni prima di dover presentare il suo lavoro in un’esibizione decisiva, Jon è sottoposto a pressioni da ogni direzione: dalla fidanzata Susan (Alexandra Shipp), che sogna una vita artistica al di fuori di New York e dall’amico Michael (Robin de Jesús), che ha abbandonato il suo sogno a favore della sicurezza finanziaria. Il tutto nell’ambito di una comunità artistica piagata dall’epidemia di AIDS. Il tempo scorre e Jon si trova davanti a un bivio, ponendosi la stessa domanda di tutti: cosa dobbiamo fare con il tempo che ci rimane?
“Scendere a compromessi o perseverare?”
canticchia Garfield, convinto che il suo imminente trentesimo compleanno – la “bomba” a cui fa riferimento il titolo – segnerà il suo declino da futura superstar a “cameriere con un hobby”. Le canzoni, effettivamente, dicono che Larson non era ancora il paroliere che sarebbe diventato. I testi si soffermano su allegre osservazioni sul suo lavoro alla tavola calda, sul blocco dello scrittore, sulla sua piscina preferita e, naturalmente, sulla sua preveggente paura della morte, che è l’unica ragione per cui l’adattamento cinematografico di Steven Levenson ha un peso drammatico.
La devozione di Miranda al suo idolo gli impedisce di espandere la miope agitazione del musical in una storia universale di sacrificio e determinazione. Garfield almeno dà a Larson una tenera vulnerabilità. Anche se non è un cantante da tutta la vita come Vanessa Hudgens (in un ruolo secondario come membro del cast nello spettacolo di Larson), Garfield sostiene metà del loro duetto con una voce capace che scricchiola quel tanto che basta per sembrare sincero.
Spetta invece a una costellazione di leggende di Broadway portare lo sfarzo nel numero centrale “Sunday”, che ricorda vagamente la scena in cui i supereroi si preparano alla battaglia finale di “Avengers: Endgame”, ma per i nerd del teatro.
L’omaggio di Larson a “Sunday”, da “Sunday in the Park with George” di Stephen Sondheim e James Lapine, presenta una carrellata di star di Broadway, tra cui Chuck Cooper, André de Shields (“Hadeswon”) e Renée Elise Goldsberry (“Hamilton” e nel cast di chiusura di “Rent”. C’è anche Joel Gray (“Cabaret” e “Wicked”), Howard McGillin (detiene primato come il fantasma più longevo a Broadway ne “Il fantasma dell’opera”) e Beth Malone (“Fun Home”). Phylicia Rashad (“A Raisin in the Sun”), Brian Stokes Mitchell (“Ragtime”, “Man of La Mancha” e “Kiss Me, Kate”), Bebe Neuwirth (“Chicago”), Bernadette Peters (protagonista dell’originale “Sunday in the Park with George”), Chita Rivera (“West Side Story” e “Chicago”) e Phillipa Soo (“Hamilton”). Ci sono anche tre stelle della produzione originale di “Rent”: Wilson Jermaine Heredia, Adam Pascal e Daphne Rubin-Vega. Anche Lin-Manuel Miranda si concede un cameo in questo numero.
Crediti fotografici: MACALL POLAY/NETFLIX © 2021
1 comment
Esempio di creatività. Perseveranza.Valori morali…..potrebbe essere un film da far vedere nelle scuole italiane.