E’ tornata “Giselle” al Teatro di San Carlo di Napoli. E per fortuna ha portato in dote con sé tutta la passione del lirico partenopeo per il romanticismo di primissima maniera di Jules Perrot, Jean Coralli e lo spartito di Adolphe Adam. Scriviamo del capolavoro in bianco che ha letteralmente scostato la “Sylphiden” di August Bournonville dallo scranno romantico del primo Ottocento. Ma questa “Giselle” sancarliana è ben altro! Qui il titolo ha un sapore oltremodo d’amarcord per il ricordo sentito, sincero ed appassionato di Elisabetta Terabust, una Giselle d’altri tempi che ha anche diretto il Massimo napoletano dal 2002 al 2006.
Elisabetta Terabust fu regina di Napoli, dunque. L’abbiamo incontrata lo scorso Natale a Sarno, una cittadina a confine tra Napoli e Salerno. Era stanca, febbricitante ma combattiva come sempre. Ricordava con affetto i suoi trascorsi a Napoli, con le passeggiate sulle isole nei lunedì di festa a teatro con gli amici della sua fortunata esperienza partenopea. Così come ricordava con grande affetto l’abnegazione dei ragazzi della compagnia di balletto del San Carlo che ha guidato con amore e dedizione. Quelle ore passate insieme alla Terabust hanno aperto una bella parentesi sull’ensemble sancarliano di allora e di oggi. Ricordava uno ad uno i componenti del corpo di ballo che l’hanno sostenuta durante il suo mandato ed addirittura metteva quegli anni avanti a tutti nei ricordi della sera prima di andare a dormire. Una donna severa e dolce al contempo, che con la “Giselle” di questi giorni tutti vogliono ricordare con l’affetto di sempre.
E “Giselle” pare cadere a fagiolo in quest’umida primavera in ritardo. Napoli ha accolto la prima con l’insolito freddo di questi giorni ma con il consueto calore dei palchetti e della platea. Tra l’altro questa “Giselle” è stata firmata da una collega étoile dell’indimenticata Elisabetta Terabust, ovvero la scaligera e presidentessa onoraria della Scuola di Ballo del Teatro di San Carlo Anna Razzi. Una coreografia ripresa dal direttore della compagnia Giuseppe Picone per riportare a casa anche lei, l’indiscussa icona degli ultimi venticinque anni della fucina sancarliana. Quasi a voler accompagnare il commiato con un nome dell’eccellenza tersicorea del passato. Anna Razzi ed Elisabetta Terabust, due Giselle per eccellenza nel nostro panorama e senz’altro in quello altrui.
Del resto la stessa coreografa di questa “Giselle” non nasconde la sua profonda emozione nel tornare ancora una volta a Napoli, dichiarando che “sono particolarmente affezionata a questo ruolo che ho avuto modo di danzare alla Scala, poi a New York con Nureyev, al San Carlo, al Teatro Verdi di Trieste, al Petruzzelli di Bari e in Belgio con le Ballet Royal di Wallonie. Credo che “Giselle”, nonostante gli anni e le numerose rivisitazioni, resti e resterà sempre un balletto di grande fascino”. Al pari di Giuseppe Picone, direttore della compagine di balletto sancarliana che invece ha un pensiero tutto per Elisabetta Terabust, anche sua musa ispiratrice del passato: “la danza e i corpi di ballo italiani sono immensamente riconoscenti alla Signora Terabust perché ha dato tanto a tutti noi. È stata una personalità straordinaria e una Giselle indimenticabile, che ha segnato profondamente con la sua grande arte la storia della danza italiana”.
E poi finalmente la scena si è presa tutto lo spazio che meritava. A cominciare da Marianela Nuñezz e Vladislav Lantatov, due etoile tra le più accese di luce propria del firmamento mondiale! E da vere star sono state attese ed accolte, con una standing ovation e doni pasquali lanciati fin sul palco con due coniglietti beneauguranti per entrambi e per il balletto a tutto tondo. Del resto Napoli ama i grandi personaggi della danza e soprattutto la Giselle argentina è piaciuta davvero tanto. Gli altri cast sono stati formati dalle due primedonne partenopee Anna Chiara Amirante e Claudia D’Antonio accompagnate da Denys Cherevychko con la bacchetta di David Garforth in un allestimento esclusivo del Teatro di San Carlo.