Chi ha conosciuto il Maestro Alberto Testa sa bene cosa, quest’anima gentile, abbia rappresentato per moltissimi di noi; un uomo che, con la sua conoscenza e i suoi modi sempre garbati, ha donato a questo mondo “etereo e impalpabile” il seme della bellezza e della meraviglia.
Nessuno come lui, e come la compianta Vittoria Ottolenghi, ha saputo raccontare la danza, darle vita e forma attraverso le parole, ricordandoci, sempre, l’importanza della storia, della cultura della danza e il rispetto delle sue tradizioni. Un uomo curioso, desideroso di conoscere e capire, mai prevenuto nei confronti delle nuove tendenze e sempre garbato, pacato, umile.
Ci ha lasciati questa mattina a Torino, la stessa città che il 23 dicembre del 1922 lo aveva visto nascere. Laureatosi in lettere all’Università di Torino con una dissertazione sulla danza, si dedica allo studio della danza classica con Grazioso Cecchetti, figlio di Enrico Cecchetti, e poi con Susanna Egri. Danzatore raffinato balla in alcuni dei principali teatri italiani e stranieri sotto la guida di grandi maestri come Léonide Massine, Margarete Wallmann e Aurel Milloss, partecipando a numerosi festival tra i quali il festival del Maggio Musicale Fiorentino e il Festival di Salisburgo.
Tra il 1965 e il 1987 si dedica in particolar modo alla coreografia, curando i balletti per numerosi allestimenti operistici e per il teatro di prosa, dove, per il Festival di Todi, cura l’adattamento, la traduzione e la messa in scena di “La città che ha per principe un ragazzo” di Henry de Montherlant, nonché un Omaggio a Thornton Wilder a Roma nel 1998. Crea inoltre le danze per Il Gattopardo di Luchino Visconti e per numerosi film di Franco Zeffirelli, mancato lo scorso giugno: Romeo e Giulietta (1967), Gesù di Nazareth (1976), La Traviata (1982), Otello (1986), Il giovane Toscanini (1988). Ha insegnato Storia della Danza per trent’anni, dal 1963, nell’Accademia Nazionale di Danza di Roma.
Nell’agosto del 1969 fonda il Premio Positano per l’Arte della Danza, intitolato a partire dal 1979 alla memoria di Léonide Massine. È presidente dal 1969 del Premio Porselli “Una vita per la Danza”, nonché cofondatore e direttore del Centro Documentazione e Ricerca per la Danza di Torino.
Organizzatore di Mostre di grande rilievo (quelle su Sergej Pavlovič Djagilev e i Balletti Russi al Museo Teatrale alla Scala di Milano e nelle Sale Apollinee del Teatro La Fenice di Venezia, 1972; sul teatro di Maurice Ravel e sul balletto al Teatro alla Scala, sui Sakharoff a La Versiliana e sul documento e il libro di danza al Teatro Regio di Torino), ha curato anche l’organizzazione dei Concerti di Danza (1967, 1969, 1970) e di svariate edizioni, a partire dal 1977 fino al 1988, dell’ormai celebre Maratona di Danza al Festival dei Due Mondi di Spoleto, con ripresa nella Piazza del Duomo nel luglio 2001.
Nel maggio 2006, presso il Ridotto del Teatro Comunale di Firenze, tiene un’importante conferenza per commemorare la figura di Aurel Milloss, tra i maggiori artefici del rinnovamento della danza italiana, nel centenario della nascita. Dal 1963 su invito di Jia Ruskaja, allora direttrice dell’Accademia nazionale di Danza in Roma, ricopre l’incarico di docente di Storia della danza per un trentennio.
Storico e critico di balletto, sin dalla fondazione, del quotidiano La Repubblica, ha collaborato per le voci riguardanti la danza e il balletto con le principali enciclopedie e dizionari italiani e stranieri (Enciclopedia dello Spettacolo, Treccani, Larousse). Ha pubblicato articoli e saggi su programmi di sala e riviste specializzate (Balletto Oggi, Danza & Danza, Tutto Danza, Coréographie), autore di numerose pubblicazioni sull’argomento e in più d’una occasione con la Casa Editrice Di Giacomo, con la quale ha pubblicato nel 2003 le sue Lezioni di Storia della Danza. Presidente di giuria e direttore artistico dei Concorsi internazionali di Danza di Perugia e di Caltanissetta. Fa parte della Commissione dello spettacolo presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali nella sezione Danza.
Tra i tanti, riceve il Premio Gino Tani per la critica di danza nel 1991, la Targa d’Argento del Presidente della Repubblica nel 2002 e il Premio Guido Lauri alla carriera nel 2011.
Lo ricorderò sempre così, seduto alla scrivania tra libri e appunti. Magari con gli occhi chiusi, perso tra i i suoi tanti meravigliosi ricordi, e sempre proteso verso altri bellissimi progetti da realizzare. Aveva 97 anni.