Un Corsaro snello e applauditissimo a Roma con Marianela Nuñez e Vadim Muntagirov

di Nives Canetti
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Grande occasione da cogliere: tornare a passeggiare sotto il sole di Roma e assistere al Teatro dell’Opera al Corsaro nella versione di José Martinez, commissionata dalla direttrice Eleonora Abbagnato, con Marianela Nuñez, Vadim Muntagirov e il Corpo di Ballo dell’Opera.

Una versione snella in soli due atti che rende più semplice la storia e la coreografia. Comprendo l’intento di rendere accattivante per una fruizione più “moderna” un “ballettone” ottocentesco come il Corsaro, e quindi di togliere i vari orpelli coreografici che si sono aggiunti nel tempo, ma forse si è tolto un po’ troppo. Non c’è Alì lo schiavo, c’è solo Conrad e per me è un peccato perché il passo a due (o meglio a tre) resta nel mio immaginario con uno schiavo che balla come uno schiavo: nei miei occhi ho ancora Nureyev e Fernando Bujones, il mio primo Alì dal vivo.

Poi non ci sono le tre variazioni delle odalische che dànno occasione a tre soliste di mettersi in luce. Il quadro del Jardin animé mi è sembrato più breve e mi è scivolato via senza grande enfasi.

Insomma sarà che forse sono masochista, ma per me i “ballettoni” sono belli anche in quanto colossal.

Le coreografie di Martinez sono molto francesi e danzanti e riprendono lo stile Opera che ha contraddistinto la carriera di Martinez da ballerino.

Ovviamente le coreografie di repertorio dei momenti più salienti sono state mantenute, come il pas d’esclave di Gulnare e Lankedem e il passo a due finale di Medora e Conrad. E proprio in questi momenti hanno avuto occasione di brillare le stelle della serata ovvero Nuñez e Muntagirov con una Susanna Salvi étoile di casa, una delizia, smagliante e solida nella parte di Gulnare.

Un’ovazione ha accompagnato l’entrata delle due stelle ospiti (anche se il pubblico si è accorto della Nuñez alla seconda entrata, decisamente più evidente della prima, un po’ sottotono nella drammaturgia) e molti applausi a scena aperta hanno sottolineato i momenti più tecnici.

In particolare, per la Nuñez, sono stati motivi di giubilo i “ralenti” nei giri mozzafiato e nelle attitude, grazie a sospensioni che comunicano sicurezza, nonchalance, grande padronanza della tecnica e della scena nonché una artisticità da grande étoile qual è. La Nuñez ha raggiunto quel livello per cui non aggiunge l’interpretazione alla danza, ma semplicemente la sua danza e l’essenza del suo gesto sono interpretazione. Ad esempio quei giri sospesi sono la dimostrazione in danza della titubanza e dell’insicurezza di una schiava venduta al mercato.

Muntagirov sempre elegantissimo, un gatto in scena con uno standing da corsaro e buone capacità attoriali, ha reso una performance precisa ed esplosiva nonostante le dimensioni del palco un po’ contenute per le sue diagonali.

Ma la cosa che più ha colpito e che ho molto amato è stata la naturalezza, l’affiatamento e la maturità della partnership tra i due: negli sguardi come nella sicurezza delle prese, nella complicità della relazione in scena. Insomma, uno più uno fa tre. Vederli ballare insieme dal vivo è una gioia.

Bello e potente il Birbanto di Michele Satriano, gran bel primo ballerino, accompagnato dai bravi corsari del Corpo di Ballo dell’Opera di Roma nonché dalla compagine femminile in particolare nella scena del palazzo del Pascià.

Se le scene erano molto ricche e descrittive, meno entusiasmanti erano i costumi, soprattutto la gonna troppo lunga di Medora che nel passo a due e nella variazione copre le gambe, i costumi delle schiave nel palazzo con il tutù sopra i pantaloni lunghi, effetto fagotto, e il costume di Birbanto che non lo distingueva abbastanza dagli altri corsari.

Solo un inciso che non c’entra col balletto: ho sempre pensato che quello che succede in scena si dovrebbe capire da sé, altrimenti vuol dire che c’è un problema. Per questo le didascalie sopra il palcoscenico le ho trovate discutibili. Però dai commenti nel foyer le ho sentite molto apprezzate quindi mi taccio.

In sintesi un importante ritorno in scena del Corsaro di Martinez che, essendo anche stato premiato da Danza&Danza, meritava una seconda chance, dopo essere stato brutalmente interrotto nel Marzo 2020 per il Covid. Anche per questo motivo è stata una gran bella festa.

Bravi.

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