Siamo gunti al secondo appuntamento della rubrica CONTEMPORARY ZOOM. Nel primo articolo, pubblicato la scorsa settimana, ci siamo domandati, insieme a voi lettori: “Che cos’è la danza contemporanea?”
In questo numero vorremmo parlarvi dei personaggi che, a nostro avviso, hanno creato le basi per lo sviluppo della “Danza Contemporanea”.
Come detto nel primo appuntamento della rubrica, in America nei primi anni del ‘900 la danza va a perdere le sue caratteristiche “ottocentesche”: trame, scenografie sfarzose, costumi chic. L’avvento della Modern Dance Americana divide la danza in due correnti: da una parte Marta Graham che introduce l’emozione, la teatralità del gesto e l’espressionismo, dall’altra Merce Cunningham che introduce la neutralità, la centralità del corpo e l’astrattismo.
Ad Aberdeen, una piccola località degli Stati Uniti d’America, nella contea di Grays Harbor, nello Stato di Washington, nel 1936 nasce Trisha Brown che si diplomerà nel 1958 al Mills College e nel suo cammino incontrerà maestri come José Limón e Merce Cunningham.
Siamo negli anni in cui la società vive un cambiamento, siamo nel pieno della cultura e degli ideali femministi, siamo nel pieno di una rivoluzione che per osmosi va a stravolgere anche il mondo dell’arte e della danza.
Spinti da questo senso di rinnovamento e di rinascita un gruppo di danzatori, tra cui Trisha Brown, fondò nel 1962 il gruppo chiamato Judson Dance Theatre, con sede alla Judson Dance Church di Manhattan a New York. Questo gruppo di danzatori allontanandosi tanto dal balletto accademico quanto dai codici della Modern Dance inizia a danzare improvvisando.
Uno dei membri del Judson Dance Theater è la danzatrice e coreografa Yvonne Rainer, che nel 1965 scrisse quello che divenne un vero e proprio manifesto culturale riportando tre secoli di movimento danzato allo zero: “No alla spettacolarità, al virtuosismo, alle trasformazioni, al magico e alla finzione, no al glamour e alla trascendenza dell’immagine della star, no all’eroico e all’anti-eroico, no alle immagini dozzinali, no al coinvolgimento del performer o dello spettatore, no allo stile, no al camp, no alla seduzione dello spettatore grazie alle astuzie del performer, no all’eccentricità, no al commuovere o al commuoversi”.
Non bisogna però fare l’errore di pensare che danza contemporanea sia sinonimo di immobilità. Anzi Trisha Brown diede una nuova vita al corpo e al modo di concepire il movimento. La differenza sostanziale rispetto al passato, fu l’inizio di un dialogo con tecniche e approcci che non appartengono al sistema danzato “accademico”. L’approccio verso il corpo cambiò attraverso le tecniche di educazione somatica, s’iniziò a pensare a un modo molto più “ecologico” di trattare il corpo: con le pratiche di Alexander, di Feldenkrais, di Bartenieff; attraverso l’Ideokinesis e il Body-Mind Centering. I principi con cui muovere il corpo cambiano: si dà importanza alla meccanica corporea e all’azione scheletrica del corpo; ci si spinge sempre più verso un movimento fluido, denso e reattivo, fatto di geometrie spaziali; Viene data tanta importanza all’improvvisazione, alla perdita del peso e al disequilibrio. Questi principi oggi fanno parte e vanno a comporre ciò che verrà denominata: Release Technique.
Parallelamente al percorso della Brown, un artista di nome Steve Paxton, anche lui membro del Judson Dance Theatre ed ex-danzatore per Limòn e Cunningham, si allontanò dalla Modern Dance per sperimentare questi nuovi approcci su cui tutti stavano lavorando, introducendo però una variante: il contatto tra i corpi. Questa sperimentazione diede il via alla diffusione della Contact Improvvisation.
A questo punto potremmo provare a rispondere alla domanda “Cos’ è la danza contemporanea?”: la risposta potrebbe essere: “Tutto ciò che si è sviluppato dal 1950 fino ad oggi”.
Sicuramente l’America, e in particolare la città di New York, ha dato un grande contributo e una grande spinta alla nascita della danza contemporanea, ma geograficamente possiamo individuare tante zone del mondo in cui sono nati, in tempi più o meno recenti, linguaggi innovativi e tanti artisti diversi che hanno portato e portano avanti la “contemporaneità” della danza.
Per questo “giro del mondo” vi diamo appuntamento al prossimo numero di CONTEMPORARY ZOOM.