Vittoria Maggio: “In milonga, meglio soli o accompagnati?”

di Vittoria Maggio
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Il proverbio popolare  “meglio soli che male accompagnati” apre argomentazioni legate alla sensibilità di ognuno di noi! L’alternativa meno popolare e più filosofico-esistenziale  “meglio soli anche se ben accompagnati” apre un vaso di Pandora dal quale facilmente non usciamo! Per terminare col dubbio amletico:  piuttosto che soli è meglio essere comunque  accompagnati nel bene e nel male ?

Nella vita ognuno di noi ha le sue risposte… nel tango? In milonga che cosa succede? Quale può essere fra quelle elencate  la situazione migliore per andare a ballare tango argentino?

In milonga le dinamiche relazionali sono tutt’altro che semplici, se si ha il coraggio di osservarle. E se il tango è come la vita, di dinamiche relazionali semplici o complesse siamo sicuramente tutti attori protagonisti!

Tutto  ciò  andrebbe però lasciato fuori dalla porta della milonga, quella sorta di “porta magica” che separa e segna il confine fra la non libertà della nostra quotidianità e la libertà della nostra serata di ballo….ma nei fatti spesso così non è …o quanto meno non tutti riusciamo a “spogliarci” simbolicamente ed entrare da quella porta solamente con “il peso” delle scarpette da ballo ai piedi

La visione del ruolo uomo/donna del tango argentino, che favorisce l’uomo in milonga avendo “diritto di invito” e in apparenza svantaggia la donna nella sua attesa sulla sedia, se pur rispettata, è poco in  linea con la filosofia che  la nostra rubrica cerca di promuovere.

Da sempre infatti Finché c’è tango c’è vita sposa quello che è il concetto base di uguaglianza e di unione, proprio dell’origine del tango.

Ciò che allontana dall’anima del tango, “siamo solo noi”, come canterebbe Vasco Rossi, noi coi nostri “ abiti mentali” che non abbandoniamo fuori dalla famosa magica porta d’ingresso.

Entrare in milonga accompagnati, crea una sorta di culla di protezione: abbiamo il nostro ballerino/ ballerina con cui iniziare la serata e al quale ricorrere quando lo desideriamo.  Siamo tutti così sicuri che non faremo “tappezzeria”: non rimarremo inchiodati a lungo sulla scomoda seggiola a fingere di guardare il cellulare, allacciarsi le scarpe, sorseggiare una bibita terminata, giocherellare con una sigaretta, mantenere un’espressione amichevole in una sorta di perenne sorriso che addolcisce le rughe di espressione….abbiamo il nostro “zoccolo duro” sul quale contare sempre! La nostra zona di comfort!

Ballerino/a di livello buono, mediocre oppure scarso?

Attenzione a questo fattore perché la milonga osserva, e se si balla con chi non ha ancora particolari abilità tecniche si corre il rischio di “macchiarsi” di una sorta di “lettera scarlatta” di fronte ad altri ballerini che verranno ad invitarti con difficoltà o forse non verranno nemmeno, per non rischiare la propria reputazione.

Se si balla con chi ha già acquisito buona padronanza, sicuramente si farà  una figura migliore, anche se la propria tecnica lascia ancora a desiderare, e genererà cosi una sorta di circolo virtuoso che agevola l’invito altrui.

Forse si può motivare con queste ragioni perché spesso in milonga si vedono coppie ballare solo tra di loro: zona di comfort assicurata comprensiva di livello tecnico adeguato!

Ma il  tango non è questo! Il tango sfida tutto questo!

Andare in milonga da soli senza “ protezione” … apre sì al rischio della “tappezzeria”  e del possibile sconforto, ma apre anche al rischio di ampie possibilità di libertà!

È uno sforzo da chiedere a noi stessi poiché non ci si muove più  su un perimetro conosciuto nel quale le nostre insicurezze trovano nutrimento. Ci si muove sul nuovo, anche quando comunque conosciamo e riconosciamo qualcuno, perché quel qualcuno non ha fatto l’ingresso con noi.

Non solo abbiamo la possibilità di abbattere i nostri muri interni, ma anche quelli del nostro vicino che seduto vicino a noi e solo come noi, non si avvicina, non fa il primo passo, non abbatte il primo mattoncino del muro impalpabile che ci divide, come invece facevano Piramo e Tisbe pur di darsi un bacio attraverso la cinta reale che li divideva.

Certo, li univa l’amore per l’altro: l’amore che il tango dovrebbe accogliere e raccogliere col suo abbraccio, favorire, promuoverne la circolazione, l’energia, nonostante tutti i muri che vediamo alzarsi attorno a noi!

Altrimenti perché andiamo a  ballare?

E come sempre Buon Tango a tutti, a chi già lo balla, a chi inizierà a ballarlo, a chi solo lo ascolterà oppure lo guarderà, a chi lo ama e  a chi lo rifiuterà e male ne parlerà … A chi vive insomma perché Finché c’è tango c’è vita!

 Un abbraccio.

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