Vittoria Maggio incontra Miguel Anguel Zotto. Idea, coreografia e interpretazione incarnati in un unico artista

di Vittoria Maggio
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In scena al Teatro degli Arcimboldi di Milano in questi giorni (10, 11 e 12 febbraio) il nuovo spettacolo di Miguel Anguel Zotto intitolato Raices, radici, un concetto molto profondo che viene trasformato in danza sul grande palcoscenico milanese. Nell’intervista il grande ballerino ci racconta alcuni suoi segreti. 

Raices Tango, il tuo ultimo spettacolo, è arrivato finalmente in Italia al Teatro degli Arcimboldi di Milano, dopo il debutto mondiale al Teatro Lola Membrives di Buenos Aires. Ieri sera la grande prima! Eri più emozionato a Milano o a Buenos Aires?

Tutte e due, un’emozione fortissima nelle due città che amo profondamente, dove ho le mie radici, io abito qui a Milano, qui lavoro, ho la mia Accademia, i mie allievi, a Buenos Aires ho parte della mia famiglia, colleghi, affetti.
Milano è sicuramente più sfidante, il mio produttore è italiano, da qui parte il tour europeo, l’aspettativa è molto alta.

È raro assistere a uno spettacolo dove idea, coreografia e interpretazione sono “incarnati” in un unico artista: come fa Miguel Anguel Zotto a fare tutto? Quale il tuo segreto?

L’importante è l’immaginazione, realizzare quello che hai in testa, mi è sempre venuto spontaneamente, le informazioni continuano ad arrivare, mi avvalgo di bravi collaboratori che mi aiutano a realizzare quello che ho nella mia testa; dico “ho bisogno di un treno” e loro pensano a come realizzarlo, oppure “voglio una cascata, un fiume, la strada di Buenos Aires, l’atmosfera della pampas”… e insieme lo costruiamo con l’aiuto della moderna tecnologia, scriviamo prima un copione, ideiamo la coreografia, la scenografia virtuale, proviamo le luci col computer, simuliamo un intero palcoscenico. Il segreto forse è sognare e realizzare il sogno…

Come è nata l’idea di unire radici (tradizione) e innovazione?

Tu pensi, cerchi di creare, non ti arriva niente, pensi ancora, stacchi il pensiero e poi ti arriva…arriva l’idea…non c’è mai stato uno spettacolo dove folklore e tango danzano insieme: è un gemellaggio assolutamente nuovo! È la prima volta, si chiama “malambo con traspiè”, è pura energia, forza, autenticità e tanta professionalità, tanto sacrificio.
I miei ballerini mi hanno dato tanto, ho costruito su di loro e loro hanno realizzato il mio sogno. La mia compagna di vita e di palcoscenico Daiana mi ha seguito passo dopo passo, continuavamo a pensare insieme di notte, a fare ipotesi, a immaginarci come poteva essere.

C’è stata anche tanta ricerca storica: anche per questo siamo tornati a Buenos Aires dove ci siamo fermati due mesi, tanto studio della storia, tanta investigazione, molta antropologia, mia nonna stessa era una nativa, aveva radici criolle, mi ricordo le sue sembianze indiane.

Penso che il tuo spettacolo sia anche contestualizzato al momento storico che stiamo vivendo legato ai nuovi immigrati che attraversano gli antichi mari. Che effetto ti fa, che emozioni ti provoca portare sul palcoscenico qualcosa di simile al nostro mondo di oggi?

I valori di accoglienza, amore, unione fra i popoli sono molto importanti e sì, sono presenti sul palcoscenico perché fanno parte della storia dell’Argentina, ma è diversa la situazione di oggi.
Allora in Argentina c’era una terra deserta, selvatica, non c’era nulla e gli immigrati, soprattutto italiani, hanno lavorato tanto, hanno creato un paese, una cultura, una letteratura, un’arte. Oggi questo non so se possiamo dirlo o intravvederlo, oggi c’è disperazione e manca un territorio che possa essere creato, costruito. È molto diverso.

Dove sono davvero le tue radici e quelle di tua moglie, delle tue bambine? Sono in Italia o sono a Buenos Aires?

Tutte e due, Italia e Argentina sono le nostre terre, io ho nonni e parenti nati in Basilicata, in Sicilia, una nonna India, sono cresciuto in Argentina in una “mezcla” di colori e sapori. Daiana quando è a Buenos Aires pensa a Milano e le manca Milano; le nostre bambine parlano entrambe le lingue, forse non a caso sono due gemelle, rappresentano il gemellaggio delle nostre radici, italiane e argentine.

Balla, Vivi, Ama” si legge sul comunicato stampa di Raices quanto può aiutarci davvero il tango, la danza in generale, nella nostra vita?

Tantissimo, tantissimo, col tango fai amicizia, viaggi, ti innamori. L’allenamento non è solo fisico, è anche emozionale e intellettuale: fai lavorare i neuroni, ti devi concentrare, soprattutto per le persone non più giovani è fondamentale, ti tiene vivo, ti aiuta a prenderti cura di te.
Neuroni, cuore e piedi; il tango mantiene viva la persona …e c’è bisogno di vita oggi, più che mai!

Intervistare Miguel Angel Zotto è sempre affascinante, riesce a trasportati con la mente e con l’immaginazione e vederlo all’opera mentre crea la sua coreografia è un grande onore!

Grazie Miguel, un abbraccio grande e in bocca al lupo per la tournée!

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