“Volver…con la frente marchita,
las nieves del tiempo platearon mi sien…
Sentir… que es un soplo la vida,
que veinte anos no es nada,
que febril la mirada
errante en la sombras
te busca y te nombra.
Vivir… con el alma aferrada
a un dulce recuerdo,
que lloro otra vez…”
“Ritornare…con la fronte appassita,
le nevi del tempo argentarono la mia tempia…
Sentire…che è un attimo la vita,
che 20 anni non sono niente
che febbrile lo sguardo, errante nelle ombre,
ti cerca e ti nomina
Vivere…con l’anima aggrappata
a un dolce ricordo
che piango un’altra volta…”
La prima volta che ascoltai i versi di questo famoso brano, fu tanti e tanti anni fa e non sapevo certo che si trattasse di un tango famoso e, a dire il vero, li consideravo pure abbastanza noiosi, nonostante tutta l’emozione che il mio fidanzato di allora ci metteva cantandoli di sua abitudine sulla spiaggia di Palma di Mallorca!
A forza di sentirli li imparai a memoria, ma senza mai comprenderne il vero senso, al di là della loro traduzione grammaticale.
In lui se pur giovane era già così forte il senso del Volver, il sentimento del tornare, l’emozione di essere tornato finalmente là dove desiderava essere, nel luogo che più della sua stessa città natale, sentiva come “la sua casa”, la culla del suo essere, il suo “ben stare lì” con negli occhi quello che più desiderava vedere: la “sua” baia.
Ognuno di noi ha un luogo del tornare che forse oggi è però un po’ più confuso nella sua identificazione emotiva di quanto non fosse una volta.
Il tornare, come canta la canzone, ha in sé anche un sentimento di paura: dell’incontro col passato, dei ricordi, paura di essere stato dimenticato, che qualcosa o qualcuno sia cambiato e che ci attenda quindi la disillusione.
Ma il tornare fa parte della nostra natura, forse così come torna anche la Natura con le sue stagioni; l’uomo ama andare e ama tornare, con una forte contraddizione: non potrebbe semplicemente stare?
Evidentemente no, vuoi per obblighi vuoi per quello “spirito guerriero” che lo spinge alla ricerca del nuovo, quale eterno novello Ulisse, va e torna. Il desiderio di tornare a Itaca è così profondo nelle viscere che inevitabilmente lo porta a Volver!
Volver sappiamo tutti che è il famoso tango del 1934 portato al successo dal cantante argentino per antonomasia legato a questo genere musicale: Carlos Gardel. Sappiamo anche che la voce di questo eccellente artista è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità nel 2003 dall’Unesco e ricordiamo anche della sua prematura morta per un incidente aereo avvenuta nel 1935 a soli 45 anni.
Il più importante interprete del tango al mondo era un vero e proprio divo, una sorta di Rodolfo Valentino sudamericano: con una profonda voce da baritono, elegante, pare si truccasse gli occhi per aumentare il fascino; era molto amato dalle donne grazie all’aria carismatica e ombrosa, alimentata dai testi struggenti delle sue canzoni.
Molti i brani portati al successo da Gardel che per il tango cantato ha costituito il punto di arrivo più alto, oltre il quale si poteva solo cambiare e tornare al tango puramente strumentale, creando quindi uno spartiacque artistico molto importante nella storia di questa unica arte Argentina.
Mi Buenos Aires Querido, Por Una Cabeza, Caminito, El dia che me quieras … ora che ci penso anche questa mi cantava il mio famoso fidanzato… sono fra i brani più indimenticabili di Gardel.
Volver è quello che però maggiormente connota l’animo argentino o meglio l’animo di ogni immigrato in Argentina a fine ‘800, obbligato a lasciare la sua terra natia per fame e povertà, ma con una profondo anelito per il nuovo che per sua essenza rappresenta sempre la possibilità di opportunità e speranza.
Volver incarna più di tutto la nostalgia, quel sentimento più intimamente legato ai tanti popoli che hanno dato anima ed esistenza alla terra Argentina: la partenza, il distacco, la lontananza, il senso dell’ignoto, la speranza, il pensiero legato da una parte a quello che si è lasciato e dall’altro proteso verso il nuovo.
Forse anche noi in questo particolare periodo dell’anno ci sentiamo un po’ così: sicuramente anche noi in questi giorni stiamo tornando e nel contempo andiamo verso il nuovo….e forse chissà siamo frastornati nel capire dove desideriamo davvero essere …forse per questo oggi Finché c’è tango c’è vita ha dedicato la sua rubrica a Volver che in questo link possiamo ascoltare dalla voce del suo famoso interprete:
https://m.youtube.com/watch?v=I5JQ1m3mxKw
Oppure godetevi la versione più recente e più flamenca cantata da Penelope Cruz nel film di Pedro Almodovar del 2006 intitolato “ Volver”: che dire, il tango non muore mai!
https://m.youtube.com/watch?v=3PJiNOJsK8E
E come sempre buon Tango a tutti, a chi lo balla, a chi inizierà a ballarlo, a chi lo ascolterà oppure lo guarderà, a chi lo ama e a chi lo rifiuterà e male ne parlerà … A chi vive insomma perché Finché c’è tango c’è vita!
Un abbraccio!