Quelle notizie che arrivano come una stilettata dritta nel cuore: l’uomo straordinario che risponde al nome di Walter Venditti ha preso il volo, la sua anima trasmigrata verso un nuovo viaggio nel grande Mistero. Questo essere speciale e luminoso è stato uno dei maestri di danza più amati e seguiti da generazioni di ballerini e danzatori che hanno seguito le sue classi. Qui a Milano “andare dal Maestro” è stato per molto tempo come dire “vado a lezione di danza”, la sua scuola, luogo che gli somigliava come se fosse l’estensione del suo stesso cuore, è stata un crocevia di meravigliosi artisti, collaborazioni, fermenti creativi e tanti, tanti allegri bambini, che lui curava con la tenerezza di un padre. Mi perdonerete se oggi la mia scrittura sarà drammaticamente sentimentale ma “Il Maestro” è stato per me un fondamentale punto di riferimento e grande sostegno emotivo, con lui mi sono sempre sentita a casa e anche se ormai era vicino al secolo, sapere che non è più qui con noi è come se all’improvviso nel mondo mancasse un pezzo fondamentale per far girare gli ingranaggi a dovere.
Walter Venditti è nato il 18 febbraio del 1929 e dal 1936 comincia i suoi studi al Teatro Reale dell’Opera di Roma. Da questo momento lui e la danza non si separeranno mai, ma non solo: negli anni della sua giovinezza entrerà in contatto con molti grandi artisti provenienti dalla pittura e dalla musica, come Petrassi, Turchi, Scialoia, Savino, De Chirico, che frequenta abitualmente e verso cui nutriva non solo interesse ma anche ammirazione. Dopo la seconda guerra mondiale viene invitato a partecipare alla stagione del Teatro alla Scala di Milano (mi ha raccontato di aver fatto la strada a piedi da Roma perché i trasporti non erano ancora stati ripristinati), compagnia prestigiosa nella quale raggiungerà l’apice della carriera fino al suo ritiro, avvenuto nel 1976.
La sua vita è costellata da incontri straordinari e luminosi, tra cui Léonide Massine, Yvette Chauviré, Margot Fonteyn, Carla Fracci, Beppe Menegatt, Luciana Novaro ma anche Antonio Ruiz e Antonio Gades, spinto dalla grande passione per il flamenco. Uno degli incontri più significativi fu quello con George Balanchine, avvenuto intorno al 1955, a segnare profondamente la sua carriera di ballerino e anche di insegnante, dal momento che indosserà la visione balanchiniana del balletto come un abito su misura appositamente creato per lui. Innumerevoli altre prestigiose collaborazioni lo vedono in veste di maestro, coreografo ma anche impresario, in quanto fondatore e direttore della Compagnia del Complesso Ambrosiano del Balletto.
Sarà un infortunio a costringerlo a lasciare il palcoscenico e a conferirgli quella camminata tanto speciale e inconfondibile, portandolo verso una seconda, splendida carriera come formatore, mestiere per cui aveva un vero e proprio talento. Walter Venditti era una forza della natura, sempre gioioso, sorridente, generoso, la sua energia fanciullesca anche un po’ scherzosamente irriverente, quell’ironia che portava il marchio “romano de Roma” metteva tutti in un’attitudine di leggerezza e rendeva ogni lezione un piacere puro. Sono tante le persone che gli hanno voluto bene, che lo porteranno per sempre nel profondo del proprio cuore e anche in ogni gesto danzato.
Io sono tra queste. I miei studenti non possono saperlo, perché non hanno avuto il privilegio di conoscere questo Maestro tanto speciale e unico, non hanno potuto immergersi in questa energia eternamente nuova e fresca che lui si portava dietro, nel suo essere artista ma anche profondamente radicato nella quotidianità e nella bellezza delle piccole cose, ma in ogni lezione di danza classica che conduco è presente la sua gioia, la sua profondità, la sua visione, il suo esempio. Sono in me, custoditi come un dono prezioso.
Penso di non riuscire a dire quanto il mio cuore, e penso anche quello di molti, sia colmo di gratitudine per aver incrociato la strada con questo essere magico. Me lo immagino, con l’entusiasmo e la curiosità di sempre, volgere lo sguardo verso la nuova avventura che lo attende.
Grazie, Maestro!
È stato un vero piacere conoscerla, a rivederci.